domenica, settembre 30, 2007

sabato, settembre 29, 2007

APPELLO RIVOLTO A DON VITO CORLEONE...


PER FAVORE.....PUO' SMETTERE DI INSERIRE FOTO DEI CONCERTI DI VASCO ROSSI..DOVE NESSUNO E' PRESENTE, SE NON LE SOLITE 4 PERSONE MOLESTE????

AH SOPRATTUTTO..UNA COSA MOLTO IMPORTANTE..IMPARI A VIVERE..........



venerdì, settembre 28, 2007

Marijuana sul terrazzo? Non è reato


28-09-07


Coltivare due piantine di marijuana nel terrazzo della propria casa non è reato. Ma solo se si dimostra che la piantagione serve a soddisfare le esigenze personali di consumo di stupefacenti. Il Tribunale di Cagliari ha assolto un giovane che era stato denunciato dai Carabinieri lo scorso agosto, perchè, a seguito della perquisizione della sua abitazione, erano state trovate due piante di marijuana. L'imputato, giudicato col rito abbreviato, è stato assolto perché il fatto non sussiste. COLTIVAZIONE DOMESTICA - Le motivazioni si conosceranno tra trenta giorni ma è probabile che il giudice abbia accolto le argomentazioni del difensore, l'avv. Giovanni Battista Gallus, che ha richiamato una sentenza della Corte di Cassazione, sezione VI, depositata lo scorso maggio, e una, di analogo contenuto, del Gup di Cagliari, dello scorso giugno. La sentenza della Cassazione ha individuato una netta differenza tra la coltivazione in senso tecnico-giuridico, e la coltivazione «domestica» di poche piantine di stupefacente. Equiparando la piantagione casalinga alla detenzione per uso personale.

giovedì, settembre 27, 2007

Compleanno Blog


Ebbene si'.....è già passato un anno dall'apertura di questo contenitore di cazzate ma anche di cagate chiamato blog....
Il primo post datato 04 Settembre 2006 conteneva questa foto


Per l'occasione il blog si è regalato anche un bel contatore...in modo da sapere quante teste disabitate perderanno il loro tempo su questo BLOG

lunedì, settembre 24, 2007

"Da Microsoft all'Himalaya"


John Wood era il numero due di
Microsoft in Asia, ma un viaggioin Nepal gli ha cambiato la vita: adesso
raccoglie fondi per l'infanzia
"Ho detto no a Bill Gatesper i poveri
dell'Himalaya"
Dalla stanza di comando di Microsoft alle misere scuole senza libri in Nepal o in Indocina, dai piani alti del top dell'economia postmoderna al dramma quotidiano del Terzo mondo. La conversione alla pietà e alla filantropia, oggi, trova per caso la sua via di Damasco. Senza pensare a San Paolo, John Wood era ai vertici del successo quando ha scelto l'addio al potere e alla ricchezza. Ha creato e guida Room to read, un'organizzazione non governativa che con un'efficienza da multinazionale raccoglie fondi per biblioteche per l'infanzia, scuole, libri, computer. Aiuto ai bimbi nei paesi più poveri della Terra. E specialmente aiuto alle bambine, le più discriminate: bimbe, ragazze e donne sono due terzi degli analfabeti. Con un sito per contatti, donazioni e informazioni: www. roomtoread. org In Italia sta per lanciare le sue iniziative a Milano. Qui a Berlino è venuto a presentare "Von Microsoft in den Himalaya", "Da Microsoft all'Himalaya" (editoriale Murmann), il libro in cui si confessa. Lo abbiamo incontrato, ecco il suo racconto.
"A soli 35 anni ero il numero due di Microsoft in Cina e in tutto l'Estremo oriente, il mercato decisivo. Avevo un lavoro splendidamente pagato, la carta di credito illimitata, prospettive di carriera senza limiti", dice sorridendo a un passo dalla Porta di Brandeburgo. Quarantatre anni ben portati, eleganza casual da tipico giovane 'wasp' (bianco, anglosassone, protestante) vincente, l'accento tra il californiano e l'australiano che tradisce gli anni di lavoro nell'Asia-Pacifico, nuova locomotiva del mondo. "Dopo anni di superlavoro senza sosta cercai vacanze estreme. Anche noi guerrieri invincibili di Bill Gates dovevamo rigenerarci. Arrivai a piedi a Bahundanda, un povero villaggio del Nepal. Lassù vicino al 'tetto del mondò ebbi l'incontro che cambiò la mia vita". Fiero quasi ancora come un manager davanti agli azionisti, Wood mi mostra i depliant del suo nuovo orgoglio, il decollo di Room to read in pochi anni: trecento nuove scuole costruite, con operai e gente del posto, 4000 biblioteche, due milioni di libri per l'infanzia in lingue locali distribuiti gratis più un milione e mezzo di libri in inglese, 150 laboratori con computer per l'allaccio al mondo online di oggi, tremila programmi in aiuto a bambine e ragazze per strapparle a miseria, analfabetismo e oppressione sessista. Wood continua a narrare: "Lassù conobbi mister Pasupathi, amministratore di tutte le scuole di montagna del posto. Diventammo amici, mi mostrò la scuola principale: quasi niente banchi né sedie, e una stanza chiamata biblioteca, ma senza libri in vista. Solo un armadio chiuso a chiave. "Là sono i miei pochi tesori, venti libri per centinaia di bimbi e ragazzi", mi disse il preside. Poi mi sorrise: "Chi sa, forse lei un giorno tornerà qui portandomi qualche libro. O forse ci dimenticherà"". Wood tornò al lavoro con la testa in subbuglio. Cominciò a documentarsi online, apprese cifre da trauma: quasi 800 milioni di analfabeti nel mondo, di cui un terzo donne e bambine. 115 milioni di bimbi che non hanno alcuna speranza di cominciare mai la scuola. "Solo istruendoti hai possibilità di andare avanti", dice. "Era stato così anche per me: papà fu il primo in famiglia a entrare in college, io seguii il suo esempio ed ero arrivato al vertice di Microsoft. Cominciai a cambiare dentro, a sentire altri interessi, altre priorità: quei bambini senza libri né scuola divennero per me più importanti del successo dell'azienda e mio personale. Cominciai tentando con la filantropia part-time, poi capii che non funzionava: o i bambini poveri o la multinazionale. Iniziò il bracco di ferro con Microsoft. Non seppero capire la mia nuova esigenza. Non volevano perdermi, erano ostinati a tenermi a ogni costo, mi offrirono ogni vantaggio. Dissi no: della mia vita decido io, non la negozio con voi. Non c'era spazio per compromessi. Lasciai l'azienda". L'inizio fu improvvisato: Wood sfruttò tutte le sue conoscenze nel mondo online. Scrisse una e-mail circolare a tutti i colleghi e amici nel mondo, chiedendo fondi, donazioni, aiuti. All'inizio, chiese solo libri di scuola per il maestro nepalese. Come indirizzo di recapito, diede la casa paterna: "Dopo poche settimane, papà mi raggiunse da qualche parte in Asia sul cellulare, mi chiese cosa doveva fare: i libri arrivati per posta avevano già riempito tutto il garage di casa. Forse quella e-mail circolare è ancora in giro nella rete". Fu anche un inizio duro, di rinunce. Addio allo stipendio da sogno, alla carta di credito illimitata, a tutti i fringe-benefits immaginabili, all'auto nuova ogni sei mesi. "Oggi vivo con circa il 20 per cento di quanto guadagnavo prima della mia svolta, va bene così. Rimpiango poco o nulla, mi va benissimo non cambiare più auto di lusso ogni pochi mesi, e invece guidare ancora la mia vecchia Audi finché non cadrà a pezzi. Non sono queste le cose essenziali nella vita". Forse qualcos'altro era meno irrinunciabile nella vita di prima della conversione alla carità, ma John Wood dovette voltarle le spalle. La sua girlfriend era la giovane Sophie, ai vertici dell'economia anche lei. Lui gli spiegò la sua scelta, a poco a poco cessarono di frequentarsi. "Gli inizi furono duri", narra ancora Wood. "Ci furono momenti di disperazione, la tentazione di mollare tutto e ammettere il fallimento, come un'azienda nuova che va in bancarotta. All'inizio, nessuno ci credeva, nessuno o quasi donava denaro. Il mio primo viaggio in Nepal lo feci sul dorso di un bue yak carico di pacchi di libri per mr. Pasupathi e le sue scuole. Poi imparammo a organizzarci. Una strategia chiara, su due binari: la carità con l'energia di Madre Teresa di Calcutta, l'efficienza organizzativa ai livelli delle migliori multinazionali, con 150 impiegati retribuiti e un migliaio di volontari sparsi nel mondo povero. Dovevamo mettere a fuoco gli obiettivi prioritari e crescere, crescere senza sosta, per garantire più aiuti. E crescere cercando di suscitare forze sul posto: tutti i libri per l'infanzia in lingua locale li abbiamo fatti scrivere da artisti locali scovati dai nostri volontari, le scuole le facevamo costruire dai locali". Adesso siamo più conosciuti, è più facile raccogliere fondi di beneficienza, dice Wood soddisfatto come un supermanager i cui titoli volino a Wall Street. "Dai 50mila dollari annui di offerte l'anno degli inizi siamo passati a una media di 50mila al giorno nel 2007". Ormai l'ex supermanager di Microsoft è una star mondiale nel mondo della carità, la Cnn e il Wall Street Journal, Newsweek e il Financial Times parlano di lui. Le tappe a Berlino e prossimamente a Milano sono nuovi passi, "per quei bambini a cui voglio provare a dare un futuro: 1,3 milioni oggi, dieci milioni nei miei obiettivi entro il 2020. L'istruzione dà chances di una vita migliore più di ogni altra cosa. Per i bimbi, e soprattutto per ragazze e donne". La caccia alle donazioni prosegue senza sosta: qui in Mitteleuropa Wood ha convinto Deutsche Bank e il colosso dell'energia Vattenfall, grandi banche come gli svizzeri di Ubs e piccole aziende berlinesi come quella di una creatrice di moda per bambini, la Andrea Ziegfeld GmbH. "E'un impegno duro, ma nulla mi dà più gioia di certi segnali, come la e-mail d'un bambino che mi è arrivata da un povero villaggio vietnamita dove abbiamo portato dei computer. "Mister Wood, grazie per questa macchina dentro cui è nascosto il mondo d'oggi"".

I costi della politica salgono ancora - La Casta promette e non mantiene


Cosa deve accadere, perché capiscano?

Devono esplodere il Vesuvio, fallire l'Alitalia, rinsecchirsi il Po, crollare la
Borsa, chiudere gli Uffizi, dichiarare bancarotta la Ferrari?


Ecco la domanda che si stanno facendo molti cittadini italiani. Stupefatti dalla reazione di una «casta» che, nel pieno di polemiche roventi intorno a quanto la politica costa e quanto restituisce, pare ispirarsi a un antico adagio siciliano: «Calati juncu ca passa a china», abbassati giunco, finché passa la piena.

Un giorno o l'altro la gente si rassegnerà...

Non sono bastati infatti mesi di discussioni su certi privilegi insopportabili di quanti governano a livello nazionale o locale, decine di titoli a tutta pagina di quotidiani e settimanali, ore e ore di infuocati dibattiti televisivi, code mai viste nelle librerie di lettori affamati di volumi che li aiutassero a capire.
Non è bastata la sbalorditiva rimonta nella raccolta delle firme del referendum elettorale che dopo essere partita maluccio è arrivata in porto trionfalmente.
Non sono bastate le piazze stracolme intorno a Beppe Grillo e le centinaia di migliaia di sottoscrizioni alle sue proposte di legge di iniziativa popolare.

Macché: non vogliono capire.
Non tutti, certo.

Ma in troppi non vogliono proprio capire. Lo dimostra, ad esempio, il bilancio appena varato della Camera dei deputati.
Dove una cosa spicca su tutte: dopo tante dichiarazioni di buona volontà e pensosi inviti a rifiutare ogni tesi precostituita e sospirate ammissioni che alcuni «benefit » erano proprio indifendibili e solenni impegni a tagliare, le spese sono cresciute ancora.
E ben oltre l'inflazione.
Il palazzo presieduto da Fausto Bertinotti era costato nel 2006, quando i primi mesi erano stati gestiti dalla destra, 981.020.000 euro: quest'anno, alla faccia di quanti sostenevano che tutta la colpa fosse della maggioranza berlusconiana che aveva lasciato una «macchina » spendacciona, ne costerà 1.011.505.000. Con un aumento del 3,11 per cento: il doppio dell'inflazione.

GLI STIPENDI E GLI AFFITTI - Non basta. Nel 2008, stando alle previsioni del bilancio triennale, queste spese che già hanno sfondato (prima volta) la quota-choc di un miliardo di euro, cresceranno ancora. Fino a 1.032.670.000. Per impennarsi ulteriormente nel 2009 fino alla cifra sbalorditiva di 1.073.755.000. Sintesi finale: in soli tre anni i costi di Montecitorio, dopo tutto il diluvio di belle parole spese per arginare l'irritazione popolare, saranno aumentati del 9,2%. Con un aggravio sulle pubbliche casse di 92 milioni di euro in più rispetto al 2006.Ricordate cosa avevano assicurato, per arginare la mareggiata di contestazioni, a proposito dello stipendio dei deputati? Che l'indennità, che stando alla politica degli annunci è già stata tagliata un mucchio di volte, sarebbe calata. Falso: costerà il 2,77 per cento in più: un punto abbondante oltre l'inflazione. E i vitalizi? Il 2,93 per cento in più. Per non dire delle retribuzioni del personale. Avete presente la denuncia dell'Espresso sulle buste paga dei dipendenti delle Camere?

La scandalosa scoperta che un barbiere del Senato può arrivare a 133 mila euro lordi l'anno e cioè 36 mila euro più del Lord Chamberlain della monarchia inglese? Che un ragioniere della Camera può arrivare a 238 mila, cioè circa ventimila euro più dell'appannaggio del presidente della Repubblica? Bene: stando al bilancio di Montecitorio, il monte-paghe del personale costerà nell'anno in corso il 3,73 per cento in più.Oltre il doppio dell'inflazione.Quanto agli affitti per i palazzi a disposizione (insieme col Senato la Camera è arrivata, tra immobili di proprietà e in locazione, a 46) sono cresciuti del 6,6%: il quadruplo dell'inflazione. Eppure non è neppure questo il record. I traslochi e il «facchinaggio» erano costati nel 2006 la bellezza di 1.255.000 euro, con un rincaro di 45.000 euro sul 2005. Dissero: «Si è dovuta tenere in giusta considerazione la spesa aggiuntiva» dovuta alle «esigenze inevitabili nel corso del cambio di una legislatura ». Può darsi. Ma allora a cosa è dovuta quest'anno l'ulteriore aggiunta di altri 100 mila euro, pari a un aumento di oltre l'8 per cento? Siamo entrati, senza saperlo, in una nuova legislatura?

LE SPESE PER I VIAGGI -
Quanto ai viaggi, le polemiche sull'uso spropositato degli aerei di Stato prima nell'era berlusconiana e poi nell'era unionista, sono scivolate via come acqua. Basti dire che le spese di trasporto, alla Camera, aumentano del 31,82%. Diranno: è perché da questa legislatura ci sono 12 deputati degli Italiani all'estero che devono tenere i rapporti con i nostri elettori emigrati. Costoso ma giusto. Tesi inesatta. È vero che 1.450.000 euro (121 mila per ogni parlamentare) se ne vanno in «trasporti aerei circoscrizione estero». Ma il costo complessivo dei viaggi aerei, al di là del via vai di questa pattuglia di deputati «esteri», salirà da 6 milioni a 7 milioni 550 mila. Un'impennata sconcertante.
Ma mai quanto quella dei costi dei gruppi parlamentari. La regola sarebbe chiara: si può dar vita a un gruppo parlamentare se si hanno almeno 20 deputati. Su questa base, all'inizio della legislatura avrebbero dovuto essere otto. Ma grazie alle deleghe concesse dal subcomandante Fausto sono saliti via via a quattordici. Con una moltiplicazione delle sedi (che ha costretto a prendere in affitto nuovi uffici nonostante i deputati potessero già contare su spazi procapite per 323 metri quadri), delle segreterie (più 12,3% sul 2006), delle spese varie. Al punto che i contributi ai gruppi, che nel 2005 erano pari a 28 milioni 700 mila euro e nel 2006 erano già saliti a quasi 33, sono cresciuti ancora fino a 34.300.000 euro. Cioè quasi 14 in più rispetto a sette anni fa. Il che vuol dire che nel quinquennio berlusconiano e in questa successiva stagione unionista, il peso di questi gruppi sulle pubbliche casse è cresciuto del 67,4 per cento.

DEMOCRAZIA E ANTIPOLITICA -

Tutti «costi della democrazia»? Pedaggi obbligatori che altri paesi non pagano (non così, non così!) ma che gli italiani dovrebbero essere felici di versare per tenersi stretti «questo» sistema parlamentare, «questa» macchina pubblica, «questi» governi statali, regionali, provinciali, comunali che i loro protagonisti presentano, facendo il verso al «Candido» voltairiano, come il migliore dei mondi possibili? Tutti costi impossibili da ridurre al punto che il bilancio della Camera prevede già di costare come prima e più di prima anche negli anni a venire a dispetto di ogni dubbio e di ogni critica? Dice la storia che la Regina Elisabetta, invitata dal governo inglese a tagliare, ha preso così sul serio questo impegno che la spesa pubblica per la Corona è scesa dai 132 milioni di euro del 1991-1992 a meno di 57 milioni.
Eppure, guai a ricordarlo. C'è subito chi è pronto a levare l'indice ammonitore: attenti a non titillare l'antipolitica, attenti a non gonfiare il qualunquismo, attenti a non fare della demagogia. Ne sappiamo qualcosa noi, ne sa qualcosa chiunque in questi mesi ha rilanciato con forza alcune denunce, ne sa qualcosa Beppe Grillo. Ma certo, non tutto quello che ha detto il «giullare- à-penser» genovese può essere condiviso. Dall'invettiva del «Vaffanculo Day» lanciata in un Paese che ha bisogno come dell'ossigeno di un linguaggio più sobrio fino all'appoggio alle tentazioni di rivolta fiscale. Un acerrimo avversario dello Stato italiano come Sylvius Magnago, straordinario protagonista di durissimi scontri in difesa dei sudtirolesi di lingua tedesca, lo ha spiegato benissimo sottolineando di sentirsi «un patriota austriaco ma un cittadino italiano»: «prima» si devono pagare le tasse, «poi» si può dare battaglia. Ma quale autorevolezza hanno per liquidare Grillo quanti per anni e anni non sono riusciti a dimostrare la volontà, la capacità, la credibilità, la forza per cambiare sul serio questo Paese? L'Umberto Bossi che intima a Grillo che «occorre stare attenti a non esagerare» non è forse lo stesso Bossi che diceva che «il Vaticano è il vero nemico che le camicie verdi affogheranno nel water della storia»? Gerardo Bianco che al Grillo che vorrebbe un limite massimo di due legislature risponde dicendo che «non bisogna seguire la piazza a rimorchio di istrioni della suburra» non è lo stesso che siede in Parlamento dal 1968? E il Massimo D'Alema che liquida gli attacchi di Grillo ai partiti dicendo che per sua esperienza «se si eliminano i partiti politici dopo arrivano i militari e governano i banchieri» non è lo stesso che nei giorni pari dice che «la politica rischia di essere travolta come nel 1992» e nei dispari che «i costi della politica sono un'invenzione di giornalisti sfaccendati»?
E la destra che, Udc a parte, ha firmato col proprio questore il bilancio della Camera e poi si è rifiutata di votarlo nella speranza di cavalcare la tigre, non è quella stessa destra che governava con una maggioranza larghissima nei cinque anni in cui le spese delle principali istituzioni pubbliche sono cresciute di quasi il 24 per cento oltre l'inflazione? Per quel po' di esperienza che abbiamo fatto in questi mesi dopo l'uscita del nostro libro, incontrando diverse migliaia di persone, ci andremmo molto cauti, prima di liquidare l'insofferenza di milioni di cittadini, confermata inequivocabilmente dai sondaggi e dalle analisi di Ilvo Diamanti, come «tentazioni antipolitiche». Noi abbiamo visto piuttosto crescere una nuova consapevolezza. Quella che «prima» del legittimo diritto di ognuno di noi di sentirsi di destra o di sinistra, abbiamo tutti insieme un problema: una politica che ha allagato la società. E che, come dimostra il dibattito di queste settimane, non ha la forza non solo per risolvere i problemi ma neppure per metterli sul tavolo.

BILANCI TRASPARENTI -

È «antipolitico» chiedere come mai non vengono neppure ipotizzati l'abolizione delle province o l'accorpamento dei piccoli comuni? Che tutte le amministrazioni pubbliche siano obbligate a fare bilanci trasparenti dove «acquisto carta da fax» si chiami «acquisto carta da fax» e «noleggio aerei privati» si chiami «noleggio aerei privati» così da spazzare via tanti bilanci fatti così proprio per essere illeggibili? Che anche il Quirinale metta in Internet il dettaglio delle proprie spese come Buckingham Palace? Che venga rimossa quella specie di «scala mobile» dell'indennità dei parlamentari ipocritamente legata a quella dei magistrati due decenni abbondanti dopo l'abolizione del meccanismo per tutti gli altri italiani? Insomma: viva le istituzioni, viva il Parlamento, viva i partiti. Però diversi: diversi. E soprattutto: è antipolitico chiedere che certi politici italiani la smettano di essere così presuntuosi da pretendere di identificarsi automaticamente con la Democrazia?

venerdì, settembre 21, 2007

Contromano in autostrada: se sei deputato è legale

20-09-07

Immettersi contromano in autostrada è una delle infrazioni più gravi del codice della strada. In Italia, però, qualcuno riesce a farsi un chilometro in direzione proibita sfiorando decine di incidenti e a farla franca nonostante l'intervento della polizia. Il segreto di Claudio Burlando è quello di essere Governatore della Regione Liguria. Agli agenti ha mostrato una tessera da Parlamentare.
Poco importa che fosse scaduta da due anni, ha avuto un effetto miracoloso.
I poliziotti non se la sono proprio sentita di procedere contro chi ha ricoperto in passato la carica di deputato, ministro dei Trasporti e sindaco di Genova. Alcuni degli automobilisti che hanno rischiato la vita per colpa della folle manovra di Burlando si erano fermati ed avevano atteso l'arrivo della Polizia. Hanno visto il Governatore ammettere le sue colpe e poi andarsene via senza che gli agenti prendessero alcuna misura contro di lui.
P.S. E' L'EX MINISTRO DEI TRASPORTI
Come diceva il Marchese del Grillo:

giovedì, settembre 20, 2007

Long Beach Resort - Haad Yao - Koh Phangan

Cosa dire..... Un posto Magico.....
IL POSTO MAGICO......non c'e' più.....




Grazie di
Tutto






PURTROPPO .....L'AMARO VIDEO......



venerdì, settembre 14, 2007

Mastella From Ceppaloni

Son ministro e volo a spese vostre






PREMESSA



Oggi il ministro della Giustizia, Clemente Mastella, è al centro delle polemiche. Ma lo è anche in un capitolo dell’istruttiva inchiesta di Sergio Rizzo e Gian Antonio Stella, “La casta” pubblicata da Rizzoli (18 euro). Andiamo infatti a pagina 112: “Che certi giornalisti battano la fiacca è vero. Ma certo nessuno al mondo si è mai guadagnato una pensione da giornalista lavorando poco come un altro politico, Clemente Mastella (i due autori avevano appena scritto di Marco Formentini, ndr.). Veniva da Ceppaloni, faceva il ‘promotore’ elettorale per l’allora potentissimo Ciriaco De Mita e venne da lui piazzato alla sede Rai di Napoli verso la metà degli Anni Settanta. Malignità? No, l’ha raccontata lui: ‘A farmi entrare alla Rai fu De Mita. Tre giorni di sciopero contro la mia assunzione. Ai colleghi replicai soltanto: e voi invece siete entrati per concorso!’.”“Era sveglio, lavorava per la radio, cercava di battere soprattutto il Sannio dove aveva in mente di candidarsi. E costruiva il suo futuro ventiquattr’ore su ventiquattro, puntando dritto alle elezioni del 20 giugno del 1976: ‘Il miracolo lo realizzai così. Aspettavo che tutti i dipendenti andassero a mensa. Poi chiedevo ai centralinisti di telefonare nei comuni del mio collegio elettorale. Mi facevo introdurre come direttore della Rai e segnalavo questo nostro bravo giovane da votare: Clemente Mastella. Funzionò’.”.“Diventato professionista il 19 maggio del 1975, un anno e 32 giorni dopo entrava alla Camera. Da quel momento cominciò a succhiare da un’altra delle generose mammelle della politica: la possibilità, per chi era eletto, di mettersi in aspettativa nel posto di lavoro ‘provvisoriamente’ lasciato. E di restarci per anni ed anni. In certi casi, come quello dei magistrati, continuando a prendere, fino a poco tempo fa, sia la busta paga da parlamentare sia da magistrato. Ma in ogni caso tenendo bene agganciata la propria pensione professionale grazie al versamento dei contributi ‘figurativi’. Cosa sono? Sono i versamenti che questo o quell’ente previdenziale è obbligato ad accreditare sul ‘conto’ pensionistico di ogni deputato e ogni senatore anche se i soldi non li riceve né dall’interessato né dal suo datore di lavoro, pubblico o provato che sia. Insomma: contributi fantasma. Che però danno diritto alla pensione finale, da giudice o da professore, da impiegato regionale o da dirigente industriale, anche per decenni non è stato versato un centesimo”.E per puro caso, del ministro Mastella si legge oggi anche qualcosa sull’Espresso che svela “Svendopoli”, l’ultima vergogna di questo nostro sventurato Paese. Lo scandalo che riguarda le case di lusso romane (ex Ina, Pirelli e Assicurazioni Generali) vendute a basso prezzo: indovinate a chi. Ai soliti noti: politici e burosauri di Stato. Ecco dunque Mastella House 1: edificio lungotevere Flaminio, cinque appartamenti intestati a moglie e figli per un totale di 26 vani pagati 1,2 milioni di euro nel 2004. E Mastella House 2: largo Arenula, edificio lungotevere Flaminio, 9 vani pagati 1,45 milioni di euro nel 2007. In totale, 35 vani per 2,65 milioni di euro (oltre 5 miliardi delle vecchie lire) - a quotazioni davvero generosissime, altro che sconto. Devo notificare comunque che il ministro (ma anche giornalista) Mastella ha già minacciato tuoni e fulmini: “Sfido pubblicamente l’Espresso e il suo direttore ad un dibattito e, sin d’ora, annuncio di aver dato mandato (cito testualmente, ndr.) al mio legale di querelare il settimanale”.Libera informazione in libero Stato: ma solo quando fa comodo.Molto discussi sono i trascorsi rapporti di amicizia con l'ex-presidente del consiglio comunale di Villabate e condannato per mafia Francesco Campanella. Rapporti tanto stretti che Mastella fu testimone delle nozze di Campanella. Alle stesse nozze fu testimone anche il presidente della Regione Sicilia Salvatore Cuffaro, indagato per concorso esterno in associazione mafiosa. Altre critiche gli vengono mosse accusandolo di nepotismo, infatti in parlamento siedono diversi membri della sua famiglia (moglie e figli) tutti inseriti nelle liste del suo partito UDEUR. All'inizio del febbraio 2007 viene raggiunto da un avviso di garanzia da parte della Procura della Repubblica di Napoli. L’ipotesi formulata dagli inquirenti è quella di concorso in bancarotta fraudolenta per il fallimento del Napoli Calcio, dichiarato nel 2004 con sentenza del Tribunale di Napoli. L'iscrizione nel registro degli indagati rappresenta un fatto dovuto, dal momento che, all'epoca della commissione dei presunti illeciti (2002), Mastella era membro a tutti gli effetti del consiglio di amministrazione della Società di cui era, tra l'altro, vicepresidente. Interpellato al riguardo, Mastella si è ovviamente chiamato fuori dal crac della squadra, sostenendo di non aver mai partecipato direttamente alla gestione della Società.




CONTINUA........


Fossi un ragioniere, se un libello contro gli sprechi dei ragionieri avesse venduto un milione di copie e se un comico con la barba avesse radunato intorno a sé migliaia di persone additando al pubblico ludibrio la casta dei ragionieri, non sarei volato al Gran Premio d'Italia sull'aereo extralusso riservato per legge ai ragionieri. E non solo perché quell'aereo non esiste. Si tratta di una forma minima di prudenza, ancor prima che di decoro. Invece la decisione disinvolta del ministro Mastella di utilizzare l'aereo di Stato per andare a gustarsi dal vivo la Formula Uno testimonia come i politici abbiano completamente smarrito la percezione della rabbia che li circonda. Il notabile sannita ha spiegato che la sua presenza all'autodromo di Monza era richiesta dal cerimoniale, essendogli stato affidato il compito delicatissimo di premiare il terzo in classifica (a Montecarlo, almeno, se ne occupa la principessa Carolina). Ma neppure il cerimoniale più pazzo del mondo avrebbe osato richiedere la presenza sul podio del figlio e del portaborse di Mastella, entrambi regolarmente a bordo dell'aereo pagato da noi. E poco conta che la brigata Ceppaloni fosse stata autorizzata a salirvi dal vicepresidente Rutelli in persona, delegato a premiare il vincitore, come precisato in serata da un comunicato ufficiale di Palazzo Chigi. E' l'idea stessa che due ministri utilizzino le strutture più costose dello Stato per una missione ludica all'interno dei confini nazionali a rivelarci come l'insensibilità della Casta sia ormai giunta al livello terminale. L'Espresso sostiene che Mastella avesse addirittura chiesto un aereo tutto per sé e che la fusione delle due comitive, la mastellata e la rutellata, si debba più al buon senso dell'Aeronautica che alla vocazione al risparmio del ministro di Troppa Grazia. Ma il vero dramma è che a nessuno degli interessati sia balenata nel cervello l'ipotesi che dal Sud al Nord ci si può spostare a spese nostre anche con un normale aereo di linea, senza scomodare i jet militari per un viaggetto di rappresentanza costato al contribuente italiano ventimila euro. Qualcuno bollerà queste parole di populismo. E considererà populista anche il giovane governatore della Banca d'Italia che si muove in Intercity, facendo eroicamente a meno di carovane speciali e codazzi di auto blu. Ma forse si tratta semplicemente di prontezza di riflessi nell'adeguarsi al cambio di clima: quando il cittadino medio boccheggia, per non irritarlo il potente deve compiere scelte fondate sulla sobrietà.Invece il ceto politico non riconosce il pericolo di tsunami che incombe sulla sua testa. In fondo, pensa, non c'è nessun Sessantotto alle viste, nessun celerino davanti alle fabbriche o alle università, nessuna scia di scioperi e cortei a paralizzare la vita quotidiana. E l'elettore, sedato dalla tv, si agita soltanto per il calcio e i pettegolezzi della cronaca nera. Abituata a misurare la febbre dell'indignazione con strumenti che appartengono alla sua giovinezza, la Casta al potere non sa come orientarsi fra le forme carsiche della nuova contestazione. Si stupisce quando il Grillo di turno riesce a trasformare una piazza virtuale in reale e intanto continua a inanellare prodezze volanti come questa, che consentono al Grillo medesimo di prolungare il suo show, in attesa che anche qui arrivi un Sarkò, o almeno un Veltrò, ad avvertire che il viaggio è finito: tutti giù per terra.

lunedì, settembre 10, 2007

Abusivi non sono i lavavetri, ma i parlamentari!!!




Piazza Maggiore, Bologna, otto settembre 2007



“Oggi inizia un nuovo Rinascimento fatto dagli italiani. L’otto settembre del 1943 i Savoia scappavano a Pescara. Dietro di loro lasciavano un’Italia allo sbando. Oggi non è cambiato nulla. Il Parlamento è occupato da abusivi scelti dai segretari di partito. Non scappano più, non ne hanno bisogno. Vivono in un mondo a parte tra scorte e televisione. Politici... una parola che non vuol dire più un cazzo. Politici di professione. Professionisti abusivi. Altro che i posteggiatori, i lavavetri e le puttane. Gli abusivi sono loro. Nessuno li ha eletti. Ci hanno tolto anche la libertà di votare il candidato.Non voglio che i partiti decidano chi deve essere eletto in Parlamento. E neppure che i ministri siano sorprese nell’uovo di Pasqua. Prima di votare va detto chi saranno i ministri, chi sarà il ministro della Giustizia. Se scelgono Mastella, allora a votare ci vanno loro. Se lo eleggono loro. Alle primarie a pagamento ci vanno loro.LORO, l’incantesimo della delega. A TUTTO CI PENSERANNO LORO.Siete VOI che dovete riprendere in mano la vostra vita. Ritornare a fare politica ogni giorno. Al supermercato, a scuola, sul lavoro, al semaforo, nella natura, nel vostro condominio.Non c’è nessuno dall’altra parte del muro. Se bussate, la porta rimarrà chiusa. Non credete più ai giornali e alle televisioni. Mentono, mentono. Banche, media, politica, grandi aziende sono la stessa cosa. Le stesse persone. Un mostro che divora il Paese, che vi fa credere quello che vuole, che intervista in ginocchio prescritti, mafiosi, corrotti e corruttori. Li trasforma in persone oneste, in statisti. Ma sono solo dei poveri cialtroni che in altri Paesi dovrebbero nascondersi dalla vergogna. Che esempio darete ai vostri figli, forse Corona, Previti, lo psiconano, Pomicino, Ricucci, Fiorani in mutande, Geronzi neo presidente di Mediobanca che decide dei destini della finanza del Paese?


Più fai schifo più sei famoso?


Più delinqui più hai successo?


E’ questo che volete?Il ministro Amato si dice preoccupato che, o la sinistra al Governo dà una sterzata chiara sull’ ordine pubblico, o ci sarà una “svolta fascista”.Amato, il tesoriere di Craxi che non sapeva mai niente. Stava sempre in ufficio a studiare. Il cinghialone portava i miliardi all’estero e lui non sapeva.


Dov’eri Amato quando avete scarcerato un anno fa 26.000 criminali?


Lo avete fatto per evitare che gli amministratori pubblici, i vostri compari, i furbetti della politica finissero in galera. Non dirmi che non lo sai. E ora ci parli di svolta fascista. Di summit sulla sicurezza. Qui non c’è nessuna svolta fascista, c’è quella del buon senso, c’è la svolta del calcio in culo a chi ha votato l’indulto. I nomi li sappiamo e anche i cognomi. Li faremo tutti alle prossime elezioni. Questa gente in Parlamento non ci deve tornare mai più. Quanti morti, stupri, furti ha causato l’indulto? Chi paga?


Forse il ministro di Casta e Ingiustizia Mastella venderà i suoi appartamenti romani per risarcire la famiglia dei coniugi di Gorgo al Monticano?


Il pesce puzza dalla testa e c’è un odore di fogna in giro da non resistere. Viviamo con il naso turato. Voglio ritornare a sentire l’odore della vita. Bisogna sturare i tombini. Aria pura, acqua pura. Nelle nostre vite e nella vita pubblica.Piazza Maggiore è strapiena: 100.000, 150.000 persone? 220 città italiane e 20 città nel mondo sono collegate con noi. E’ la prima volta che succede. E’ la forza della Rete, dell’informazione libera. E’ la nostra Woodstock della legalità.


Questa è la nuova Woodstock, però questa volta i drogati e i figli di puttana sono dall'altra parte!!!


Ameno 300.000 persone hanno firmato oggi per un nuovo Rinascimento. Per una legge di iniziativa popolare, per dare dignità al Parlamento, in tre punti:- no ai condannati in Parlamento- no ai politici di professione, due legislature e poi tornino al loro lavoro- si alla preferenza diretta.Le firme necessarie le abbiamo ottenute in una mattina. La gente ha fatto la fila per ore contenta per poter firmare. Porterò questa proposta di legge in Parlamento, la leggerò e vedremo tutti in faccia chi si opporrà.


Questo è un Paese di sudditi, ma costituzionali. Possiamo solo votare le persone scelte dai partiti e qualche volta dire no a una legge con il referendum. Non esiste un referendum propositivo. Ma i partiti se ne fregano anche dell’esito dei referendum. Per fare la legge elettorale nel 2005 il centrodestra ha buttato nel cesso il risultato del referendum del 1992.


Nel medioevo avevamo più diritti di oggi.


Per questo ci vuole un nuovo Rinascimento. La vita è nelle vostre mani. La politica deve creare felicità, voglia di futuro, bellezza.Voglia di lavoro, di creatività, di famiglia.Hanno rubato il futuro a una generazione. l’hanno resa schiava a norma di legge. Mi hanno scritto in 25.000 per spiegarmi quale miseria fosse diventato il lavoro. 4 euro all’ora, due mesi di lavoro e poi a casa. Ho raccolto le loro testimonianze in un libro. Il premio Nobel per l’economia Joseph Stiglitz ha scritto: “A cosa serve far studiare i vostri figli per poi fargli girare le patatine fritte. Risparmiate i soldi della laurea.”.


Ichino che mi hai dato del terrorista citando un articolo falso, non scritto da me, sul Corriere della Sera, mi senti? Ti ho invitato, ma non ti vedo. Ti dico allora una sola parola:


“Vaffanculo!”


Ci sono più di cinque milioni di precari in Italia, vogliamo fare finta di niente? Aspettare che arrivino a dieci milioni, venti milioni? C’è una verità che nessuno vuole dire: manca il lavoro. E se manca il lavoro allora arrivano le leggi che regolarizzano il precariato. Perchè i ragazzi non hanno scelta. O quello, o emigrare. Se ci fosse un vero mercato del lavoro le leggi sul precariato sarebbero ignorate. Le imprese farebbero carte false per assumere un ingegnere, un tecnico.Alla nostra Woodstock è presente chi vuole un’altra Italia, un vero Bel Paese, un’ Italia dei cittadini che non racconta e non si racconta più balle. Partiamo adesso, non ci fermeremo più.Oggi ci saranno verità e musica.Insieme ce la faremo. Siamo tanti, milioni, dobbiamo solo svegliarci da un incantesimo. Per sorridere alla vita e essere felici. Per un nuovo Rinascimento.”


SABATO TUTTI IN CENTRO A MODENA A FIRMARE!!!






venerdì, settembre 07, 2007

MATRIMONIO DEL TOM



Il matrimonio del Tomez si è svolto nel Granducato di Frittole il 01-09-2007 ed è stato celebrato dal Sindaco Cioni Eres Tu e dal Vice-sindaco Ansa