
Lunga vita a Tenzin Gyatso, 72 anni, quattordicesimo Dalai Lama, Premio Nobel per la pace, simbolo della resistenza tibetana al regime comunista cinese, in esilio dal 1959 e, ciononostante, sempre in prima linea nel mondo per difendere la causa del suo popolo, massacrato, deportato, perseguitato eppure mai vinto.
Ambasciatore itinerante e instancabile del Tibet, il Dalai Lama è arrivato in Italia dove una classe politica di codardi e di farisei, senza distinzione di parte, fa a gara per dribblarlo. Lo scopo è evidente: non irritare Pechino, tigre dell'economia mondiale (che, secondo le previsioni dell'accademia delle scienze sociali cinesi, nel 2008 registrerà un aumento del Pordotto interno lordo dell'11%), tigre con la quale prima di tutto bisogna fare affari, a qualunque costo e chissenefrega dei diritti umani.
Persino il Papa non incontrerà ufficialmente Tenzin Gyatso, il che gli consente di migliorare le relazioni diplomatiche con la Cina. Ma, almeno, Benedetto XVI vanta ragioni morali e preoccupazioni talmente grandi per la sorte dei cristiani in Cina che non hanno nulla a che vedere con l'opportunismo della Casta italiana: tanto che, in cambio del mancato incontro con il Dalai Lama, il Vaticano ha ottenuto l'ordinazione di Padre Giuseppe Gan Junqiu, da ieri nuovo vescovo di Guangzhou.
Anche gli Stati Uniti, come l'Italia, sono interessatissimi al business con i cinesi, al punto che l'interdipendenza economica, bancaria, commerciale fra i due Paesi li stringe sempre di più l'uno all'altro.
Ma, al tempo stesso, gli americani non hanno avuto nessuna paura a ricevere il Dalai Lama alla Casa Bianca, a consegnargli la Medaglia d'Oro della Libertà accogliendolo con tutti gli onori al Congresso. Per non parlare della Germania di Angela Merkel che ha fatto lo stesso (anche se le poste tedesche se la sono fatta sotto e non hanno emesso un francobollo commemorativo).
L'Italia no. L'Italia si nasconde. Per meglio dire si imbosca la classe politica italiana che, come al solito, non ascolta e non interpreta lo stato d'animo della gente. Sono migliaia i fedeli buddisti e i non buddisti che aspettano di incontrare il Dalai Lama nel nostro Paese (8 mila i partecipanti annunciati solo per la preghiera in programma al Palasharp di Milano).
E mentre Amnesty denuncia le pressioni del Coni sugli atleti italiani perché non denuncino le violazioni dei diritti umani quando andranno alle Olimpiadi del 2008, a Milano la Moratti e Penati si esibiscono "colloqui privati" con l'ospite. A Roma, il sottosegretario agli Esteri, Gianni Vernetti, è l'unico membro del governo che si dica fiero di stringere la mano a Tenzin Gyatso. Gli altri sono senza vergogna.

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