giovedì, novembre 23, 2006

Un bandito gentiluomo : Luciano Lutring


Una vita romanzesca e spericolata quella di Luciano Lutring, milanese, 68 anni, un curriculum spaventoso di furti e rapine in Italia ed all'estero alle spalle e un presente fatto di passione per la pittura e per la famiglia.
Il tutto viene raccontato nell'autobiografia del "solista del mitra" dal titolo Una storia da dimenticare e pubblicata dalla casa editrice Agar, che, come afferma l'editore "costituisce un pezzo importante di storia italiana".
La vita di Lutring inizia a Trieste nel 1937, dove nasce da padre ungherese e madre italiana .
La famiglia, poi, si trasferisce a Milano e qui apre un bar latteria.
A Milano, il giovane Luciano, per niente desideroso di proseguire la sua carriera scolastica e, tanto meno, di continuare l'attività dei propri genitori, entra, con i cugini Mario e Pario, nel mondo della malavita milanese.
In questo modo, il bandito Lutring, può permettersi di dedicarsi alle due più grandi passioni dell sua vita: le donne ed i motori.
Tra una rapina e l'altra circola per Milano con la sua Cadillac e fa lo spaccone con gli amici e con le donne.
Dopo la fase iniziale delle rapine di gruppo, Lutring decide di mettersi in proprio.
La prima grande rapina (due milioni di vecchie lire di bottino) nasce un po' per caso.
E' in un ufficio postale di Milano per pagare una bolletta della zia quando, irritandosi per la lentezza del cassiere, sposta involontariamente la giacca e così mette in mostra la pistola scarica che tiene in tasca. Il cassiere si spaventa e, temendo che Lutring faccia ricorso all'arma, lo intima di prendersi 2 milioni e di uscire.
L'ars rapinandi si perfeziona sempre più e, uno dopo l'altro, Luciano mette a segno tutta una serie di rapine, facendo affidamento solo su se stesso: "Le mie rapine le ho fatte sempre da solo.
Facevo tutto da solo.
Mi arrangiavo anche a falsificare i documenti. Così non ho dovuto appoggiarmi su nessuno", racconta, fiero, il "solista del mitra".
Uniche complici le donne.
E proprio le donne sono state la croce e la delizia di Lutring: "Mai come nel mio caso vale la frase di Maigret 'cercate la donna e trovate un brigante'.
Per farle contente e riempire di attenzioni le donne, il brigante ha rubato gioielli, pellicce e, persino, una Ferrari".
Le donne ricambiavano il favore, coprendolo durante le fughe dalla Polizia.
Una donna, in particolare, ha segnato la sua vita in quegli anni. Si tratta di Elsa Candida Pasini, in arte Yvonne, valtellinese ed indossatrice. Luciano si innamora perdutamente di lei, la presenta alla famiglia ma i suoi genitori non la accettano.
La madre, che voleva accoppiarlo con una ragazza di Milano, la riteneva una di quelle donne "da guardare e non da toccare".
Ecco, allora, che, in nome dell'amore, Luciano decide di arrangiarsi da solo e di sopravvivere facendo il mestiere che meglio gli riesce: il bandito.
"Chiuso il rubinetto, bisognava darsi da fare".
La sua fama diventa sempre più grande.
Franco di Bella, de Il Corriere della sera, lo soprannomina "il solista del mitra" per quel mitra che spuntava al momento giusto da una custodia per violino.
Con questo nome divenne noto alle cronache degli Anni Sessanta.
Braccato dalla polizia, Lutring decide di recarsi di in Francia.
Qui compie delle rapine in Costa Azzurra che suscitano l'ira della criminalità marsigliese, la quale lo "invita" a cercar fortuna ancora.
"In Francia sono diventato il bandito del mercato comune europeo. Facevo le mie rapine con un'Alfa Romeo bianca, tanto che ogni volta che la polizia francese vedeva un'Alfa bianca nel luogo di una rapina, pensava sempre che l'autore fossi io. In realtà, io me ne andavo con un'Alfa Nera".
Il 2 settembre del 1965, la lunga fuga di Lutring ha fine.
Il bandito viene arrestato dalla Polizia francese e recluso a Parigi. Intanto, in Italia, continuano a considerarlo un latitante ed a condannarlo in contumacia.
In carcere a Parigi, Lutring comincia a scrivere e a dipingere: "All'inizio dipingevo con lo zafferano, col dentifricio, col mercuro cromo.
Poi, l'assistente sociale ha visto che mi piaceva dedicarmi alla pittura, mi ha portato i colori; ho cominciato a dipingere per l'assistente soicale, poi per il brigadiere, poi per il maresciallo...".
Nel 1971 arriva la grazia da parte di Georges Pompidou.
Lutring torna in Italia, continua il suo iter giudiziario e, nel 1977, il presidente Leone, seguendo l'esempio del collega francese, gli concede la grazia. I
l brigante internazionale, che non ha mai ucciso nessuno, può vantarsi, così, di essere l'unico uomo al mondo ad aver ricevuto due grazie.
In Italia, Lutring continua a scrivere e a dipingere.
Diventa padre, prima, di un bambino e, poi, di due gemelle. Il bambino morirà in un terribile incidente domestico il 17 gennaio 1971 e l'episodio lo segnerà profondamente. Nella sua casa in provincia di Varese, prima della morte, si trasferisce anche il padre (la madre era morta nel 1960), con il quale è sempre rimasto in buoni rapporti.
Attualmente, l'ex brigante, separatosi dalla moglie, vive con le due gemelle di cui ha ottenuto, dal Tribunale di Verbania, la custodia.
Ama scrivere e dipingere e, come scrive nella parte finale del libro, spera di vivere a lungo tanto da poter vedere le sue figlie sposate e felici.
Insomma, un sogno tutto borghese per un uomo che ha vissuto la maggior parte della sua vita al di sopra delle righe.

Video delle IENE

Stati Mafiosi d'Italia












Campania, Calabria e Sicilia hanno già avviato e concluso la loro secessione. La Puglia è in lista di attesa. Sono ormai governate da movimenti secessionisti con il consenso di parte della popolazione. Hanno decine di migliaia di uomini armati. Trattano, tanto per dire, la vendita di armi con l’ETA dei Paesi Baschi e con altri movimenti internazionali. Importano ed esportano merci per miliardi di euro. Comprano quote di banche e assicurazioni in tutto il mondo. Costruiscono grattacieli e città. Gestiscono i politici come dei taxi. Si fanno portare e poi pagano la corsa. Qualche volta fanno fuori anche il tassista. Controllano tutto. Territorio, economia, politica. Con discrezione e, quando serve, con le maniere forti.Se una volta ci si chiedeva quanti ministri e deputati erano in quota alla cosiddetta criminalità organizzata, oggi questa domanda non ha più senso. Non è più criminalità, ma una forma diversa di Stato. Può non piacere, ma è così. E non ha più bisogno di farsi rappresentare da nessuno.La Lega parlava e comiziava e al Sud facevano i fatti. Bossi deve cambiare strategia. Istituire la 'ndragheta della Madunina. La Sacra Corona delle valli bergamasche. La Camorra di San Marco. Cosa Nostra Piemunteisa. Senza referendum. Senza dare troppo nell’occhio. Si faccia dare qualche consiglio in una delle cene di Arcore. In quattro-cinque anni anche il Nord sarà criminalizzato e libero.Un Governo centrale di coordinamento sarà comunque necessario per evitare conflitti di interessi sanguinosi. Una Cupola Parlamentare degli Stati Mafiosi d’Italia. Dei ministeri ne terrei uno solo, quello della Giustizia insieme al suo attuale inquilino. Un ministero di garanzia.


Beppe Grillo

mercoledì, novembre 22, 2006

anche quest'anno...








Anche quest'anno, puntuale come le tasse, le pagelle, l'influenza, il cancro, l'aumento
delle tasse, dell'assicurazione, dei biglietti del treno, dell'acqua, arriva il fottuto Natale.
Pochi eventi sono in grado di generare cotanta disperazione: l'ennesimo servizio su quel
tossico del papa che farfuglia qualcosa sule altrui sfighe, i deliri da Gerovital del
presidente di turno il primo di gennaio,i matrimoni degli amici, la morte del cane.

MA IL NATALE (fottutissimo) ne accorpa una vera e propria caterva:


- nevrotiche corse al dono tanto inutile quanto ipocrita
- torcimento di budella da viaggio montagnino/nevoso fantozziano
- liti familiari sulla logistica di pranzi e cene celebrative
- calata di parenti insopportabili e odiosi
- invasione di cibi e pietanze tossiche e falsificate dall'Asia
- desertificazione del proprio habitat urbano
- epidemia di saluti falsissimi e forzosi tra vicini sconosciuti e colleghi
- depressione da solitudine intelligente
- carenza di droghe (il pusher è a Cortina a spacciare)
- abulia, disperazione, sfiducia nell'intelleto umano, fatalismo, diarrea.

E TU, UOMO CHE TI VORRESTI LIBERO E FELICE, CHE CAZZO FAI PER LIBERARTENE?

CERTO, SCATENARE IL BOTOLO SUL MAIALE IN BIANCOROSSO PIACEREBBE...

Oltre all'ormai consueto concertino di Natale (quest'anno Woptime, Klasse kriminale, No Info), che già
dovrebbe risollevarvi dal pensiero dell'ennesima serata pseudofestaiola a guardare le solite porcate in tv,
dalla frenetica ricerca di un video nel negozio straripante di disperati,
o dalla adolescenziale nottata tira-a-campare cogli amici a base di liquori scadenti e fumo finto,
abbiamo voluto offrirvi qualche altra opportunità:

intanto un pomeriggio radiofonico a radio Black Out aperto ai vs consigli e grida disperate
in cui cercheremo vicendevolmente argomenti idee e volgarità assortite con cui
combattere il flagello natalizio,
quindi questa paginetta cui potrete contribuire con immagini e scritti vostri e alturi,
di sano ateismo e di dubbia moralità,
che senz'altro contribuirà allo scorrere del tempo.

a voi la parola.

martedì, novembre 21, 2006

AVVISO

PREMESSO CHE :
Questo Blog è nato con l'idea di essere il "contenitore" di tutte le cazzate, buffonate, episodi etc...di una compagnia di amici....e che non siamo in CINA dove vige la CENSURA...

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Il Blog

mercoledì, novembre 15, 2006

martedì, novembre 14, 2006

Grazie Livia...

Piu' Canne per Tutti!!!!



lunedì, novembre 13, 2006

sabato, novembre 11, 2006

lunedì, novembre 06, 2006

Al bar dello sport




















Al bar dello sport trent'anni dopo...
Addio Luisona, arriva l'happy hour
Mi chiedono se dopo trent'anni il bar Sport esiste ancora. Quel vecchio ritrovo che non era solo luogo di consumo, ma teatro di racconti e ironia. Credo che i bar sport della mia giovinezza siano una razza in estinzione, come le balene e le macchine da scrivere. Ne sopravvivono alcuni nelle periferie delle città e soprattutto nei piccoli paesi. I sociobarologi sanno dove trovarli, ma conservano gelosamente il segreto. Comunque sia, il microcosmo del bar è cambiato, e ne faccio qualche esempio.
Il nome
Una volta sull'insegna del bar c'era scritto Bar, e basta. Al massimo si poteva aggiungere il nome del proprietario, Bar Gino, o dello sponsor, Bar Moka, o della fede calcistica, Bar Rossoblu, o un appunto logistico, Bar Mercato. Una preposizione come "da" o "al" era già uno spreco di neon, e un'inquietante segno di mollezza grammaticale: Bar da Gino, Bar al Porto, Bar dello Sport. Adesso, per essere preso in considerazione, un bar deve avere un'insegna che contenga definizioni plurime e poliglotte. Ossia: Caffèteria panineria wine-bar enoteca degustazione snacks internet point. Oppure: Lounge bar pasticceria pub croissants bistrot long drinks happy hour. Potete dire: mio marito va tutte le sere al lounge torna a casa pieno di drinks, mi vomita gli snacks sulla moquette, si addormenta no-sex e io trombo col boy del pizza express.

Paste
Chiunque può notare l'anemia saccarifera che ha dimezzato e miniaturizzato il peso di paste e brioche. Paste come la Luisona non esistono quasi più, o vengono vendute come panettoni. Una volta, per portare a casa dodici paste, serviva un ben sagomato vassoio di cartone da esibire penzolante al mignolo. Adesso dodici bignè stanno sopra un biglietto da visita. Diversa anche la gamma dei caffè. Da alto, basso e corretto, siamo passati a centododici tipi diversi con nomi come Orzino, Mokaccino, Cremino, Estivo, Americano, Noisette. Anche nei gelati, siamo passati dai dieci gusti ai centocinquanta. Che sono poi i dieci gusti di una volta ognuno con quindici coloranti diversi.
Rumori
Il rumore del bar Sport era una inconfondibile risacca umana, un sobbollire di stomaci e trippe, un tinnire di bicchieri e biliardi. Vi si distinguevano rutti possenti, scatarrate introflesse ed estroflesse e bestemmie non ancora moviolate dalla televisione. C'era lo sbattere ritmato delle carte da gioco sul tavolo, il tinnire dei flipper, il rullare del calcetto, il cozzare delle palle da biliardo, il sibilo della macchina espresso che fumava come una locomotiva del west. Ora tutto il rumore viene da un grande schermo televisivo al centro, che spara videoclip e telegiornali a tutto volume. Quasi nessuno guarda o ascolta, ma ci si sente a casa.
Bancone
Molti vecchi banconi di legno sono stati sostituiti da monoliti e moloch di alabastro, vetroresina e tantalio. Da banconi, sono diventati barricate. Ma è cambiato soprattutto quello che c'è sopra. Nel vecchio bar Sport c'erano a malapena la zuccheriera e le schedine. Ora sul bancone si affollano cinquanta tipi di zucchero, compreso lo zucchero amaricante e lo zucchero per mancini e un intero buffet di stuzzichini, dal tarallo all'oliva, dall'uovo di edredone alla mini-frittata. Con un aperitivo, si può fare un pasto completo. Ma il barista non ci rimette mai. Infatti l'aperitivo costa come tre pasti completi.
Vino e liquori
Una volta il vino era bianco o rosso o tutt'al più novello. Ora un cartello annuncia a tutti che è arrivato il Beaujolais nouveau, o che c'è un'ampia scelta di vini sudafricani. Ma soprattutto c'è l'happy hour, che vuole dire che in quell'ora si beve a prezzo ridotto. Ma non è una novità: una volta c'era la John sleepy hour. Quando il barista Giovanni si addormentava ubriaco, e tutti ne approfittavano per vuotare le bottiglie degli amari.
Calcio e conversazione
Un grande richiamo del bar Sport era il tabellone del totocalcio, su cui il barista-mosaicista intarsiava le letterine di plastica coi risultati del campionato. Sotto questa lapide del destino si sostava in febbrile consultazione, controllando le schedine. Dato che le letterine di plastica si staccavano e si perdevano facilmente, i risultati erano in una lingua criptica e monca. Ad esempio: Jueus - Itr 1-0, oppure Mln. - Fiorna 1 - b. Bisognava decifrare o chiedere spiegazioni. Adesso tutti entrano al bar conoscendo risultati e classifiche, e spesso hanno già i gol registrati nel telefonino. È aumentata (in quantità ma non in qualità) anche la competenza. A un esperto degli anni 60 bastava sapere a memoria le formazioni di serie A. Nel duemila un tecnico di media competenza deve conoscere nome e misure delle fidanzate dei calciatori famosi, e le formazioni di Mali, Corea del Sud ed Estonia. Ora come allora, non sa dov'è il Mali né la Corea né l'Estonia. Ultimo particolare, nella conversazione del bar, l'esempio della televisione ha abolito due frasi "non me ne intendo" e "forse ho sbagliato".
Toilette
Nel vecchio bar Sport c'erano spesso i bagni esterni per raggiungere i quali dovevi uscire ad affrontare intemperie, labirinti e lunghi viaggi. Ma soprattutto c'era il bagno con la terribile turca magnetica. Una trappola viscida e subdola che, per quanta attenzione tu facessi, possedeva un malefico potere di attrazione gravitazionale, che ti faceva scivolare e finire col culo incastrato. Ora, anche in bar modesti, ci sono grandi toilettes con water igienizzati, maniglie antiscivolo, sistemi di allarme e rotoli di carta igienica grandi come rotative, Ma sopra questo bagno c'è sempre il cartello "Bagno fuori servizio. Si prega di usare il bagno di fronte". E nel bagno di fronte ci aspetta la subdola turca magnetica.
Fuori e dentro
Una volta fuori dal bar si stava seduti al tavolo e se pioveva, appoggiati al muro con l'ombrello. Adesso ci sono i gazebi, enormi serre di vetro dentro le quali in estate si fa la sauna e in inverno ci si arrostisce al calore rovente di stufe - fungo. Dai vetri del gazebo si possono vedere a pochi centimetri, i volti terrei degli automobilisti bloccati nell'ingorgo. A volte un Tir entra col muso, per chiedere informazioni. Ma ci sarà sempre qualcuno che dirà: dai, non andiamo dentro al bar, stiamo fuori che respiriamo, e vi rinchiuderà nella prigione di cristallo.
Animali
Gli animali del bar Sport erano molti e accettati. Lo scarafaggio dello zucchero, la mosca della birra, che sapeva nuotare anche a dorso, il topo del magazzino e Polpetta, il gatto mimetico, dello stesso colore della sedia, su cui tutti si sedevano schiacciandolo, e naturalmente il cane Poldo che dormiva dietro il bancone. Ora fuori dal bar ci sono cartelli come "Io non posso entrare", "locale igienizzato" e "locale derattizzato". Ma la fauna non è scomparsa. Nello zucchero dietetico ci sono degli scarafaggi magrissimi, le mosche entrano dal condizionatore, e le signore entrano portando infilati nella pelliccia e sommersi nelle tette, dei cagnolini tremanti con gli occhi terrorizzati. Fuori, altri cani in triste attesa, legati a segnali stradali, piangono per ore. Il topo spia dal cassonetto, e sa che tornerà il suo momento.
Prezzi
Nel vecchio bar Sport se qualcuno chiedeva un bicchiere di acqua di rubinetto, il barista gli chiedeva: mi faccia vedere la pastiglia da ingoiare. Nel senso che in quel bar si serviva solo vino, a meno che non ci fossero gravi ragioni mediche. Anche il sangue al naso dei ragazzini veniva pulito col sangiovese. Ora l'acqua di rubinetto è stata sostituita dall'acqua minerale. E l'acqua minerale è il solo prodotto che nel nostro paese è rincarato più del petrolio. Cosa sarebbe accaduto se trent'anni fa, in un bar, qualcuno avesse chiesto un bicchiere d'acqua e gli avessero detto, sono tremila lire, signore?
Storie
Non ho nostalgia del bar Sport, ma delle storie che ci sentivo. Inventate, raccontate, esagerate, e soprattutto create personalmente. Cominciavano così: "Sentite amici cosa mi è successo ieri". Adesso entro in un bar e sento: "Sentite amici cos'è successo ieri a Briatore". Sarà anche una bella storia, ma io esco.
di STEFANO BENNI

DAL BLOG DI BEPPE GRILLO

5 Novembre 2006

Australia

In Italia, se togliamo le seguenti categorie:
- bambini
- pensionati
- dipendenti pubblici
- sindacalisti
- evasori
- politici
- falsi invalidi
- disoccupati
- criminalità organizzata
- carcerati
ciò che rimane sono due milioni di persone che producono per tutti. Persone che vengono vessate dai dipendenti pubblici, rapinate dalla criminalità organizzata, prese per il c..o dai politici, sbeffeggiate dai carcerati indultati, derise dagli evasori, compatite dai falsi invalidi, segnate a dito dai sindacalisti. Persone che versano i contributi per i pensionati e il sussidio di disoccupazione ai disoccupati. Due milioni di persone che tutto il pianeta ci invidia. Un miracolo economico. Ognuna mantiene un nucleo familiare di una trentina di unità. Ma è una razza da soma che si sta pian piano estinguendo. Gli italiani presto dovranno mantenersi da soli. Due milioni di persone sostengono, con le loro tasse, intere regioni italiane e classi sociali. Se qualcuno di questi due milioni è in ascolto, avrei una proposta. Contiamoci, firmiamo una richiesta di asilo all’Australia. Due milioni di lavoratori che producono l’intero Pil italiano sono una ricchezza non trascurabile. Un patrimonio dell’umanità. Ci basterebbe un pezzetto del Queensland o del Victoria. Una nuova vita senza parassiti. I circa 56 milioni di italiani rimanenti potrebbero farsi adottare dalla Fao. Ne avrebbero certamente bisogno.Ps: Spero che Bossi non mi telefoni.

mercoledì, novembre 01, 2006

CALLE SOTTO LA CURVA.....

SOCCCCMELL....

SOCC'MEL
Testo e musica di Andrea Mingardi
Andrea Mingardi

Ai é quèlc d'ón ch'ai piès dir "accippicchia".
Quèlc d'ón èter "perbacco, ohibò".
Zérti vólt as sent dir "porcogiuda,
"putana l'éva", "ch'at gnéss un azidànt".
Ma la pió gióssta par la matéina e in ze nait,
la capessen in Bolivia ed in Kuvait.

Perdindirindina?... No, no! Accidentaccio?... Moché!
Poffarbacco?... Mo nianc! Capperi?... Eh... no!

Quand l'é fradd... socc'mel! Quand l'é chèld... socc'mel!
Et vésst che gnòca... socc'mel! It han guzè la màchina... socc'mel!

A Ferrara i dìsen "maiàl". A Cesena "òstcia pataca".
A Parma Piacenza "fistci, cò dit ve?".
A Reggio e Modena "che lavór, ziocanta".
Al fat l'é che l'òmen l'ha bisaggn ed sfughères, piutòst che t'gnir dàntr, l'é mei scancherèr.

Corbezzoli? No, no! Urka? Mo nianc! Caspiterina? Eh... no! Cribbio? Mo sé!

Quand t'i stóff... socc'mel! Et ròmp i marón... socc'mel!
Quand t'è sann... socc'mel! E i fan dal casén... socc'mel basta!
Gig' l'ha vént... socc'mel quanto? Quéng' milièrd al lotto... socc'mel busan!
Ioffa l'é mórt...eh puvrén! A iè gnó un scarabacén... socc'mel, ec pugnatta!

Un dé, Guglielmo Marconi ed Bulaggna l'éra in vatta a la sô culéina
e dmandé a sô fióla Elettra: "Senti gnente? No? L'é n'arvéina!".
Pò al'impruvìs il genio fè un sbrai, partè un "Socc'mel, funziona al zavai!".

Mortacci, belìn?... No,no! Bìschero, pirla?... Mo nianc!
Mannaggia, va in mona?... Mo se! Ostrega minchia?... Mochè!

Quand l'é fradd... socc'mel! Quand l'é chèld... sempre socc'mel!
Come passa il tempo... non ci son più le mezze canzoni!
Guarda che tramonto... socc'mel che bel tramonto!
T'i tròp bèla... socc'mel stì béla!
Un gol ch'l'é un spetàquel... socc'mel che gnòc!
San qué in mèz al tràfic... du maron, socc'mel!
Im han inculè la màchina... eh, ban bàn!

Va mo là, va mo là, va mo là, va mo là, va mo là!

Quand l'é fradd... socc'mel!
Quand l'é chèld... socc'mel!
T'i tròp bèla... t'i belessma, t'al dèg mè!
Come passa il tempo... sembrava ieri...
Diobono è già il 2000... socc'mel!