lunedì, marzo 31, 2008
Tibet Libero

No alle
Olimpiadi di sangue.
venerdì, marzo 28, 2008
mercoledì, marzo 26, 2008
Pavironica Productions present:
Il Colloquio
Poi fù la volta de :
Il Delitto
E come tutte le saghe che si rispettano.....dopo tanta attesa......eccovi il 3° ed ultimo episodio della Pavironica Productions con Tomez Superstar:
L'Incubo
venerdì, marzo 21, 2008
Cult
Ma dove vado se parto,sempre ammesso che parto?
Ciao!
"A Genova ho incontrato un signore che con un giro di parole mi ha fatto capire che a Genova c'è il mare"
Qui Lhasa

mercoledì, marzo 19, 2008
Cena Pasquale
"LA MELNETTA"
Venghino numerosi.....
GRRRRRASSIE.......
P.S. Califfo brutta testa di Romagnolo che non sei altro cerca di venire.....e basta far la vecchia che tanto lo sappiamo che lo guardi il blog......
martedì, marzo 18, 2008
OGGI HA
FINALMENTE RILASCIATO IL SUO PARERE A RIGUARDO:

CHE VADANO A FARE IN CULO SIA LO STATO
CHE LA CHIESA!!!!!
lunedì, marzo 17, 2008
Scena Indimenticabile
E vattene, sei pura antipatica.... Felice?Mi prepari una club dematre con ghiaccio pilè....
NON LI FANNO + QUESTI CAPLAVORI....PECCATO
VOTO A DE SICA 10
HA HA HA HA HA HA Che film....
NON VOTATE AMARC'MAND....

NON VOTATE!!!E'
L'UNICA SCELTACHE VI E' RIMASTA....
Lettura Consigliata
Libro altamente consigliato solo ed esclusivamente a chi HA DECISO di smettere di fumare.
Il libro non ha niente di "Miracoloso" nonostante abbia aiutato milioni di persone a "liberarsi" dall'ABITUDINE del fumo. Leggete solo alcune recensioni.....http://www.internetbookshop.it/code/9788890123306/carr-allen/facile-smettere-fumare.html
A me è servito come supporto psicologico alla scelta che ho fatto il 1° Ottobre 2007.
LEGGETELO.....Male che vada buttate 9 €.....
Io dopo averlo letto non ho smesso subito ed ho continuato, ma con una consapevolezza diversa... e io ho fumato x 14 anni COME DIO COMANDA.....
6 mesi senza fumo...una schiavitù in meno....
Il Lager di Bolzaneto
Due anni di processo a Genova hanno documentato - contro i 45 imputati - che cosa è accaduto a Bolzaneto, nella caserma Nino Bixio del reparto mobile della polizia di Stato nei giorni del G8, tra venerdì 20 e domenica 22 luglio 2001, a 55 "fermati" e 252 arrestati. Uomini e donne. Vecchi e giovani. Ragazzi e ragazze. Un minorenne. Di ogni nazionalità e occupazione; spagnoli, greci, francesi, tedeschi, svizzeri, inglesi, neozelandesi, tre statunitensi, un lituano. Studenti soprattutto e disoccupati, impiegati, operai, ma anche professionisti di ogni genere (un avvocato, un giornalista...). I pubblici ministeri Patrizia Petruzziello e Vittorio Ranieri Miniati hanno detto, nella loro requisitoria, che "soltanto un criterio prudenziale" impedisce di parlare di tortura. Certo, "alla tortura si è andato molto vicini", ma l'accusa si è dovuta dichiarare impotente a tradurre in reato e pena le responsabilità che hanno documentato con la testimonianza delle 326 persone ascoltate in aula.
Il reato di tortura in Italia non c'è, non esiste. Il Parlamento non ha trovato mai il tempo - né avvertito il dovere in venti anni - di adeguare il nostro codice al diritto internazionale dei diritti umani, alla Convenzione dell'Onu contro la tortura, ratificata dal nostro Paese nel 1988. Esistono soltanto reatucci d'uso corrente da gettare in faccia agli imputati: l'abuso di ufficio, l'abuso di autorità contro arrestati o detenuti, la violenza privata. Pene dai sei mesi ai tre anni che ricadono nell'indulto (nessuna detenzione, quindi) e colpe che, tra dieci mesi (gennaio 2009), saranno prescritte (i tempi della prescrizione sono determinati con la pena prevista dal reato). Come una goccia sul vetro, penosamente, le violenze di Bolzaneto scivoleranno via con una sostanziale impunità e, quel che è peggio, possono non lasciare né un segno visibile nel discorso pubblico né, contro i colpevoli, alcun provvedimento delle amministrazioni coinvolte in quella vergogna. Il vuoto legislativo consentirà a tutti di dimenticare che la tortura non è cosa "degli altri", di quelli che pensiamo essere "peggio di noi". Quel "buco" ci permetterà di trascurare che la tortura ci può appartenere. Che - per tre giorni - ci è già appartenuta. Nella prima Magna Carta - 1225 - c'era scritto: "Nessun uomo libero sarà arrestato, imprigionato, spossessato della sua indipendenza, messo fuori legge, esiliato, molestato in qualsiasi modo e noi non metteremo mano su di lui se non in virtù di un giudizio dei suoi pari e secondo la legge del paese". Nella nostra Costituzione, 1947, all'articolo 13 si legge: "La libertà personale è inviolabile. È punita ogni violenza fisica e morale sulle persone comunque sottoposte a restrizione di libertà" La caserma di Bolzaneto oggi non è più quella di ieri. Con un'accorta gestione, si sono voluti cancellare i "luoghi della vergogna", modificarne anche gli spazi, aprire le porte alla città, alle autorità cittadine, civili, militari, religiose coltivando l'idea di farne un "Centro della Memoria" a ricordo delle vittime dei soprusi. C'è un campo da gioco nel cortile dove, disposti su due file, i "carcerieri" accompagnavano l'arrivo dei detenuti con sputi, insulti, ceffoni, calci, filastrocche come "Chi è lo Stato? La polizia! Chi è il capo? Mussolini!", cori di "Benvenuti ad Auschwitz". Dov'era il famigerato "ufficio matricole" c'è ora una cappella inaugurata dal cardinale Tarcisio Bertone e nei corridoi, dove nel 2001 risuonavano grida come "Morte agli ebrei!", ha trovato posto una biblioteca intitolata a Giovanni Palatucci, ultimo questore di Fiume italiana, ucciso nel campo di concentramento di Dachau per aver salvato la vita a 5000 ebrei. Quel giorno, era venerdì 20 luglio, l'ambiente è diverso e il clima di piombo. Dopo il cancello e l'ampio cortile, i prigionieri sono sospinti verso il corpo di fabbrica che ospita la palestra. Ci sono tre o quattro scalini e un corridoio centrale lungo cinquanta metri. È qui il garage Olimpo. Sul corridoio si aprono tre stanze, una sulla sinistra, due sulla destra, un solo bagno. Si è identificati e fotografati. Si è costretti a firmare un prestampato che attesta di non aver voluto chiamare la famiglia, avvertire un avvocato. O il consolato, se stranieri (agli stranieri non si offre la traduzione del testo). A una donna, che protesta e non vuole firmare, è mostrata la foto dei figli. Le viene detto: "Allora, non li vuoi vedere tanto presto...". A un'altra che invoca i suoi diritti, le tagliano ciocche di capelli. Anche H. T. chiede l'avvocato. Minacciano di "tagliarle la gola". M. D. si ritrova di fronte un agente della sua città. Le parla in dialetto. Le chiede dove abita. Le dice: "Vengo a trovarti, sai". Poi, si è accompagnati in infermeria dove i medici devono accertare se i detenuti hanno o meno bisogno di cure ospedaliere. In un angolo si è, prima, perquisiti - gli oggetti strappati via a forza, gettati in terra - e denudati dopo. Nudi, si è costretti a fare delle flessioni "per accertare la presenza di oggetti nelle cavità". Nessuno sa ancora dire quanti sono stati i "prigionieri" di quei tre giorni e i numeri che si raccolgono - 55 "fermati", 252 "arrestati" - sono approssimativi. Meno imprecisi i "tempi di permanenza nella struttura". Dodici ore in media per chi ha avuto la "fortuna" di entrarvi il venerdì. Sabato la prigionia "media" - prima del trasferimento nelle carceri di Alessandria, Pavia, Vercelli, Voghera - è durata venti ore. Diventate trentatré la domenica quando nella notte tra 1.30 e le 3.00 arrivano quelli della Diaz, contrassegnati all'ingresso nel cortile con un segno di pennarello rosso (o verde) sulla guancia. È saltato fuori durante il processo che la polizia penitenziaria ha un gergo per definire le "posizioni vessatorie di stazionamento o di attesa". La "posizione del cigno" - in piedi, gambe divaricate, braccia alzate, faccia al muro - è inflitta nel cortile per ore, nel caldo di quei giorni, nell'attesa di poter entrare "alla matricola". Superati gli scalini dell'atrio, bisogna ancora attendere nelle celle e nella palestra con varianti della "posizione" peggiori, se possibile. In ginocchio contro il muro con i polsi ammanettati con laccetti dietro la schiena o nella "posizione della ballerina", in punta di piedi. Nelle celle, tutti sono picchiati. Manganellate ai fianchi. Schiaffi alla testa. La testa spinta contro il muro. Tutti sono insultati: alle donne gridato "entro stasera vi scoperemo tutte"; agli uomini, "sei un gay o un comunista?" Altri sono stati costretti a latrare come cani o ragliare come asini; a urlare: "viva il duce", "viva la polizia penitenziaria". C'è chi viene picchiato con stracci bagnati; chi sui genitali con un salame, mentre steso sulla schiena è costretto a tenere le gambe aperte e in alto: G. ne ricaverà un "trauma testicolare". C'è chi subisce lo spruzzo del gas urticante-asfissiante. Chi patisce lo spappolamento della milza. A. D. arriva nello stanzone con una frattura al piede. Non riesce a stare nella "posizione della ballerina". Lo picchiano con manganello. Gli fratturano le costole. Sviene. Quando ritorna in sé e si lamenta, lo minacciano "di rompergli anche l'altro piede". Poi, gli innaffiano il viso con gas urticante mentre gli gridano. "Comunista di merda". C'è chi ricorda un ragazzo poliomielitico che implora gli aguzzini di "non picchiarlo sulla gamba buona". I. M. T. lo arrestano alla Diaz. Gli viene messo in testa un berrettino con una falce e un pene al posto del martello. Ogni volta che prova a toglierselo, lo picchiano. B. B. è in piedi. Gli sbattono la testa contro la grata della finestra. Lo denudano. Gli ordinano di fare dieci flessioni e intanto, mentre lo picchiano ancora, un carabiniere gli grida: "Ti piace il manganello, vuoi provarne uno?". S. D. lo percuotono "con strizzate ai testicoli e colpi ai piedi". A. F. viene schiacciata contro un muro. Le gridano: "Troia, devi fare pompini a tutti", "Ora vi portiamo nei furgoni e vi stupriamo tutte". S. P. viene condotto in un'altra stanza, deserta. Lo costringono a denudarsi. Lo mettono in posizione fetale e, da questa posizione, lo obbligano a fare una trentina di salti mentre due agenti della polizia penitenziaria lo schiaffeggiano. J. H. viene picchiato e insultato con sgambetti e sputi nel corridoio. Alla perquisizione, è costretto a spogliarsi nudo e "a sollevare il pene mostrandolo agli agenti seduti alla scrivania". J. S., lo ustionano con un accendino. Ogni trasferimento ha la sua "posizione vessatoria di transito", con la testa schiacciata verso il basso, in alcuni casi con la pressione degli agenti sulla testa, o camminando curvi con le mani tese dietro la schiena. Il passaggio nel corridoio è un supplizio, una forca caudina. C'è un doppia fila di divise grigio-verdi e blu. Si viene percossi, minacciati. In infermeria non va meglio. È in infermeria che avvengono le doppie perquisizioni, una della polizia di Stato, l'altra della polizia penitenziaria. I detenuti sono spogliati. Le donne sono costrette a restare a lungo nude dinanzi a cinque, sei agenti della polizia penitenziaria. Dinanzi a loro, sghignazzanti, si svolgono tutte le operazioni. Umilianti. Ricorda il pubblico ministero: "I piercing venivano rimossi in maniera brutale. Una ragazza è stata costretta a rimuovere il suo piercing vaginale con le mestruazioni dinanzi a quattro, cinque persone". Durante la visita si sprecano le battute offensive, le risate, gli scherni. P. B., operaio di Brescia, lo minacciano di sodomizzazione. Durante la perquisizione gli trovano un preservativo. Gli dicono: "E che te ne fai, tanto i comunisti sono tutti froci". Poi un'agente donna gli si avvicina e gli dice: "È carino però, me lo farei". Le donne, in infermeria, sono costrette a restare nude per un tempo superiore al necessario e obbligate a girare su se stesse per tre o quattro volte. Il peggio avviene nell'unico bagno con cesso alla turca, trasformato in sala di tortura e terrore. La porta del cubicolo è aperta e i prigionieri devono sbrigare i bisogni dinanzi all'accompagnatore. Che sono spesso più d'uno e ne approfittano per "divertirsi" un po'. Umiliano i malcapitati, le malcapitate. Alcune donne hanno bisogno di assorbenti. Per tutta risposta viene lanciata della carta da giornale appallottolata. M., una donna avanti con gli anni, strappa una maglietta, "arrangiandosi così". A. K. ha una mascella rotta. L'accompagnano in bagno. Mentre è accovacciata, la spingono in terra. E. P. viene percossa nel breve tragitto nel corridoio, dalla cella al bagno, dopo che le hanno chiesto "se è incinta". Nel bagno, la insultano ("troia", "puttana"), le schiacciano la testa nel cesso, le dicono: "Che bel culo che hai", "Ti piace il manganello". Chi è nello stanzone osserva il ritorno di chi è stato in bagno. Tutti piangono, alcuni hanno ferite che prima non avevano. Molti rinunciano allora a chiedere di poter raggiungere il cesso. Se la fanno sotto, lì, nelle celle, nella palestra. Saranno però picchiati in infermeria perché "puzzano" dinanzi a medici che non muovono un'obiezione. Anche il medico che dirige le operazioni il venerdì è stato "strattonato e spinto". Il giorno dopo, per farsi riconoscere, arriva con il pantalone della mimetica, la maglietta della polizia penitenziaria, la pistola nella cintura, gli anfibi ai piedi, guanti di pelle nera con cui farà poi il suo lavoro liquidando i prigionieri visitati con "questo è pronto per la gabbia". Nel suo lavoro, come gli altri, non indosserà mai il camice bianco. È il medico che organizza una personale collezione di "trofei" con gli oggetti strappati ai "prigionieri": monili, anelli, orecchini, "indumenti particolari". È il medico che deve curare L. K. A L. K. hanno spruzzato sul viso del gas urticante. Vomita sangue. Sviene. Rinviene sul lettino con la maschera ad ossigeno. Stanno preparando un'iniezione. Chiede: "Che cos'è?". Il medico risponde: "Non ti fidi di me? E allora vai a morire in cella!". G. A. si stava facendo medicare al San Martino le ferite riportate in via Tolemaide quando lo trasferiscono a Bolzaneto. All'arrivo, lo picchiano contro un muretto. Gli agenti sono adrenalinici. Dicono che c'è un carabiniere morto. Un poliziotto gli prende allora la mano. Ne divarica le dita con due mani. Tira. Tira dai due lati. Gli spacca la mano in due "fino all'osso". G. A. sviene. Rinviene in infermeria. Un medico gli ricuce la mano senza anestesia. G. A. ha molto dolore. Chiede "qualcosa". Gli danno uno straccio da mordere. Il medico gli dice di non urlare. Per i pubblici ministeri, "i medici erano consapevoli di quanto stava accadendo, erano in grado di valutare la gravità dei fatti e hanno omesso di intervenire pur potendolo fare, hanno permesso che quel trattamento inumano e degradante continuasse in infermeria". Non c'è ancora un esito per questo processo (arriverà alla vigilia dell'estate). La sentenza definirà le responsabilità personali e le pene per chi sarà condannato. I fatti ricostruiti dal dibattimento, però, non sono più controversi. Sono accertati, documentati, provati. E raccontano che, per tre giorni, la nostra democrazia ha superato quella sempre sottile ma indistruttibile linea di confine che protegge la dignità della persona e i suoi diritti. È un'osservazione che già dovrebbe inquietare se non fosse che - ha ragione Marco Revelli a stupirsene - l'indifferenza dell'opinione pubblica, l'apatia del ceto politico, la noncuranza delle amministrazioni pubbliche che si sono macchiate di quei crimini appaiono, se possibile, ancora più minacciose delle torture di Bolzaneto. Possono davvero dimenticare - le istituzioni dello Stato, chi le governa, chi ne è governato - che per settantadue ore, in una caserma diventata lager, il corpo e la "dimensione dell'umano" di 307 uomini e donne sono stati sequestrati, umiliati, violentati? Possiamo davvero far finta di niente e tirare avanti senza un fiato, come se i nostri vizi non fossero ciclici e non si ripetessero sempre "con lo stesso cinismo, la medesima indifferenza per l'etica, con l'identica allergia alla coerenza"?
sabato, marzo 15, 2008
venerdì, marzo 14, 2008
Consiglio di lettura
Fine Millennio
(François De La Rochefoucauld)
"Certi non diventano mai pazzi... Quanto noiose possono essere le loro vite"
(Charles Bukowski)
"Ognuno ha la pretesa di soffrire molto più degli altri"
(Charles Bukowski)
"Stavo parlando male di te, anche perchè io non parlo mai bene di nessuno"
(Angelo Malara)
TIBET LIBERO!!!!



Fiamme nei mercati della città, accerchiati i 3 monasteri. Alcuni testimoni: abbiamo sentito colpi d'arma da fuoco
LE CARICHE DELLA POLIZIA - Testimoni raggiunti telefonicamente dalle agenzie di stampa affermano che la polizia militare è intervenuta in forze per disperdere i dimostranti e che si sono sentiti degli spari. «C'è fumo dappertutto e si sentono colpi d' arma da fuoco» ha detto un residente che parlava dalle vicinanze del Jokhang, un grande tempio nel centro della capitale. E di spari hanno parlato anche cittadini americani, come ha riferito l'ambasciata Usa a Pechino.
MONASTERI ACCERCHIATI - I tre principali monasteri buddhisti della città sono stati accerchiati da migliaia di soldati e i monaci di Sera, il secondo monastero della regione, hanno cominciato uno sciopero della fame. Due monaci di Drepung sono in condizioni critiche dopo aver tentato il suicidio tagliandosi le vene. Lo ha riferito Radio Free Asia, un’emittente finanziata dagli Stati Uniti. Ma dopo l’assedio dei monasteri le proteste sono esplose e hanno raggiunto un livello che non era mai stato registrato negli ultimi 20 anni in questa regione nel nord-ovest della Cina. Diversi gli scontri nel mercato della città, il Barkhor. Funzionari del Partito Comunista cinese e della polizia sostengono di non avere informazioni su quanto sta accadendo a Lhasa e si rifiutano di commentare le notizie riferite da Radio Free Asia (Rfa). Secondo questa emittente molti altri monaci, oltre ai due che si sono tagliati le vene, stanno compiendo gesti di autolesionismo per protestare contro l’accerchiamento delle forze dell’ordine attorno al monastero e contro l’arresto di alcuni monaci.
IN PROTESTA DA LUNEDI' - Le proteste sono iniziate in due monasteri di Lhasa lunedì, anniversario della rivolta non-violenta del 1959 contro l’occupazione cinese, e giovedì hanno raggiunto anche quello di Ganden, secondo Rfa e l’associazione britannica Campagna internazionale per il Tibet (Ict).
RICHIAMO DELLA CASA BIANCA - La Casa Bianca si è detta «rammaricata» per le violenze e ha richiamato la Cina al rispetto della cultura tibetana. Il Dalai Lama ha chiesto alla Cina di rinunciare all'uso della forza, in una dichiarazione fatta a Dharamsala, in India. Nella stessa dichiarazione il Dalai Lama ha detto di essere «profondamente preoccupato» per la situazione in Tibet.
ITALIANI AL SICURO - I turisti, gli studenti e i cooperanti italiani che si trovano a Lhasa sono tutti incolumi e si trovano attualmente nei loro alberghi o nella residenza per gli studenti stranieri dell' Università di Lhasa. Lo afferma l' Ambasciata d' Italia in Cina, che è in contatto con i connazionali e segue la situazione costantemente, in coordinamento con l'Unità di crisi della Farnesina. E proprio la Farnesina sconsiglia ora di procedere o di organizzare viaggi in quella regione.
«BASTA REPRESSIONE» - Sulla vicenda è intervenuto anche il ministro degli Esteri, Massimo D'Alema: «Quello che accade in Tibet ci preoccupa molto - ha spiegato il vicepremier -: Chiediamo alla Cina di porre fine alla repressione e di avere rispetto dei diritti dei tibetani e delle loro tradizioni». Il ministro ha poi sottolineato come «noi siamo impegnati, da tempo, per la riapertura di un dialogo tra Tibet e Cina», aggiungendo poi che «includere la Cina nella comunità internazionale è importante anche per indurla al rispetto dei diritti umani».
LA VOCE DELL'EUROPA - Anche i leader europei hanno preso posizione, chiedendo alla Cina «moderazione» nell’affrontare la situazione in Tibet. Il ministro degli Esteri francese, Bernard Kouchner, a Bruxelles per il vertice Ue, ha detto che «i leader europei hanno approvato un testo di risoluzione proposto dalla presidenza slovena». Nel testo si invita Pechino «alla moderazione e si chiede che le persone arrestate perché manifestavano per il Tibet vengano rilasciate». «Abbiamo chiesto molto chiaramente che il rispetto dei diritti umani venga assicurato - ha spiegato Kouchner. La condanna è forte e proviene dal Consiglio europeo nel suo insieme e dai 27 Paesi membri». Il comunicato, ha però precisato Kouchner «non fa riferimento alcuno ai Giochi olimpici: la Francia non è favorevole ad un boicottaggio ma la Francia può attirare l’attenzione sulla concomitanza tra i Giochi Olimpici e questa aspirazione tibetana, di cui la Cina deve tenere conto».
Silvio The Comedian
giovedì, marzo 13, 2008
FATE COSI' SE NON VOLETE VOTARE...
come ben sapete l'astensionismo passivo non fa percentuale di media votanti
e riguardo alle elezioni legislative
il nostro sistema di attribuzione non prevede nessun quorum di partecipazione
(a differenza dei referendum dove è richiesto un quorum del 50%+1 degli elettori).
quindi se anche per assurdo
nella consultazione elettorale votassero tre persone,
ciò che uscirebbe dalle urne
sarebbe considerata valida espressione della volontà popolare
e si procederebbe quindi all'attribuzione dei seggi
in base allo scrutinio di tre schede.
Altresì le schede bianche è nulle,fanno si percentuale votanti,
ma vengono ripartite,
dopo la verifica in sede di collegio di garanzia
che ne attesti le caratteristiche di bianche o
nulle,in un unico cumulo da ripartire nel cosidetto premio di maggioranza....
(per assurdo sempre votando bianca o nulla
se alle prossime elezioni vincesse berlusconi le sudette schede andrebbero
attribuite nel premio di forza italia).
Esiste però un metodo astensivo,che garantisce di essere percentuale votante
(quindi non delegante)
ma consente di non far attribuire il proprio non-voto al partito di maggioranza.
è infatti facoltà dell'elettore di recarsi al seggio
e una volta fatto vidimare il certificato elettorale,
AVVALERSI DEL DIRITTO DI RIFIUTARE LA SCHEDA,
assicurandosi di far mettere a verbale tale opzione.
è possibile inoltre
ALLEGARE IN CALCE AL VERBALE,UNA BREVE DICHIARAZIONE IN CUI SE VUOLE,L'ELETTORE HA IL DIRITTO DI ESPRIMERE LE MOTIVAZIONI DEL SUO RIFIUTO
(es. nessuno degli schieramenti qui riportati mi rappresenta)
Tale sistema oltre a rallentare e rendere difficoltose le operazioni di voto e scrutinio
(è obbligatorio compilare infatti per ogni scheda rifiutata un apposito verbale) rende inattribuibile il voto,
in quanto la legge consente solo l'attribuzione delle schede contenute nell'urna
al momento dell'apertura della stessa,
creando una discrepanza tra percentuale votanti e voti attribuibili
e di conseguenza un problema di difficile,se non impossibile attiribuzione
(specie se il fenomeno raggiungesse quote notevoli) di seggi,
infatti in linea teorica(non è mai successo) se la quantità di schede rifiutate raggiungesse la quota di voti necessaria per l'attribuzione di un seggio,tale seggio non potrebbe essere attribuito.
martedì, marzo 11, 2008
lunedì, marzo 10, 2008
BHAGWAN, il dio che fallì
Lunedì 26 ottobre 1985, Bhagwan Shree Rajneesh, comunemente noto come il «guru del sesso»o il «guru in Rolls Royce» o in occidente come "OSHO" fu arrestato a Charlotte, nella Carolina del Nord, mentre cercava di lasciare l’America.
È questa la sua storia vista dall’ ”interno”. scritta da uno dei più devoti seguaci. membro della sua cerchia più intima e capo della sua guardia privata del corpo. Essa non solo rivela molti fatti sconosciuti riguardo i discepoli di Rajneesh ma anche diversi dei più nascosti segreti dello stesso Bhagwan.
L’Autore, uno dei primi discepoli occidentali, narra nei particolari le sue esperienze. dal momento in cui lasciò una carriera di successo. agli estatici primi giorni a Poona. fino alle più recenti. fredde e materialistiche lotte di potere che dominarono la comune dell’Oregon dove il movimento si trasferì quando Rajneesh fuggì dall’India sotto le pressioni delle autorità del Paese.
Milne riferisce come la comunità dell’Oregon divenne vittima dell’enorme ricchezza da essa stessa accumulata e descrive gli imbrogli, le frodi e le violenze usate contro gli abitanti del luogo. A. poco a poco l’originaria comunità dell’amore e dell’amicizia degenerò in un ministato totalitario dove Bhagwan predicava protetto da guardie armate fino ai denti.
È questo un volume ”vivo”, vero, indispensabile a chiunque voglia comprendere appieno un fenomeno storico e religioso qual è stato il movimento degli “arancioni”. ma che si propone anche come momento di riflessione a quanti hanno creduto o continuano a credere ad un “dio” che "ha fallito".
P.S. Io di libri di Osho ne ho letti e ne ho preso "il buono"
domenica, marzo 09, 2008
venerdì, marzo 07, 2008
OGNI COMMENTO ORMAI E' SUPERFLUO.....
ALMENO FATE IN MODO CHE VENGANO DIFFUSE QUESTE SCHIFEZZE ALL'ITALIANA....
Sempre un grande....
Il video è un omaggio al cinema di autori come Terence Malick e Werner Herzog, grandi creatori di immaginario e testimoni di un modo di vivere il cinema e l’arte come rito moderno, come un’iniziazione al rapporto con l’ambiente e le profondità dell’anima, un’avventura di fusione con gli elementi della natura.E’ stato girato in uno scenario mozzafiato del nostro pianeta: le cascate di Iguazu al confine tra Brasile, Paraguay e Argentina che in molti ricordano per aver fatto da set alle celebri scene di THE MISSION, il capolavoro di ROLAND JOFFE.Le riprese sono state fatte all’inizio di dicembre in tre giorni immersi nelle foreste della zona con 45 gradi all’ombra e il 99 per cento di umidità, in collaborazione con una troupe cinematografica di Rio de Janeiro. Il video è girato in pellicola 35 mm.
mercoledì, marzo 05, 2008
martedì, marzo 04, 2008
Alla Frutta......

L’anonimo lavoratore non è però il primo sorpreso a far sesso con oggetti inanimati in Gran Bretagna: lo scorso anno Robert Stewart fu condannato a tre anni con la condizionale dopo essere stato sorpreso nudo mentre tentava di far sesso con una bicicletta in un ostello in Scozia. La corte ha sancito che era ubriaco. E nel 1993 Karl Watkins, elettricista, fu condannato per aver fatto sesso con... i marciapiedi della sua città, Redditch, nel Worcestershire.