Amo e rispetto l’Argentina e i paesi di lingua spagnola per la loro irruenza emotiva, per una simpatia del sangue, per le miserie politiche ed economiche che hanno attraversato, per i tanghi e i gauchos, per Borges e Julio Cortazar, perché sono a Sud, per la loro allegra guittezza e la loro insondabile profondità. Sì, se la reincarnazione si rivelasse un’opportunità praticabile, dopo morto firmerei per rinascere in Argentina o nella Terra del Fuoco.I trentamila desaparecidos, torturati e uccisi dal regime militare di Videla, sono ormai parte di me, circolano nel mio sangue come le vittime di piazza Fontana o della strage di Ustica, o i milioni di ebrei dell’Olocausto e le vittime dei gulag comunisti. E i dissidenti cinesi che nessuno aiuta per continuare a fare affari con Pechino. In quanto uomo, me ne sento responsabile e la mia memoria li tiene eternamente vivi anche se fa male.Io non tollero come uomo, cittadino e italiano, che qualcuno dileggi, ironizzi, racconti facezie, si approfitti per fare il tacchino, di questi crimini contro l’umanità. Sì, lo confesso: tutti questi orrori mi hanno reso intollerante. Non tollero la pena di morte né l’arroganza di chi si permette di ridere sulle vittime di qualunque dittatura. Ieri, sulla prima pagina del più diffuso quotidiano argentino, c’era questo titolo: “Berlusconi macabro con los desaparecidos”. Il nostro ambasciatore è stato richiamato dal governo argentino per ottenere spiegazioni sul paroliere di Apicella. Nel corso di un comizio in Sardegna (il video è su youtube) il nostro presidente, per irridere chi non s’inginocchia ai suoi piedi, ha mimato i tremendi “voli della morte” dell’Argentina di Videla, quando i dissenzienti venivano gettati nell’oceano dagli aerei militari. Con uno dei suoi gaglioffi sorrisi ha detto: non sono mica uno di quelli che aprivano il portellone degli aerei e dicevano ‘Vedete che bella giornata? Andate a giocare!” e li buttavano giù.Il teatro di Cagliari (Oh Sardegna mia, anche tu!) è stato solcato da un’ondata d’ilarità. Me ne vergogno, come sardo, come spagnolo-argentino, come cittadino italiano e del mondo, soprattutto come uomo.Le mamme della “Plaza de Mayo”, oggi nonne, sono insorte. La presidentessa, Estela Carlotto, ha dichiarato, sconvolta: "Siamo offese , parlare ironicamente dei voli della morte è inconcepibile. La frase di Berlusconi è altamente lesiva per il sentimento dei familiari e di tutti gli argentini". Ester perse i suoi cari nella sistematica eliminazione dei dissidenti da parte del regime. I giornali italiani di oggi dedicano poche righe o ignorano del tutto l’accaduto. Il paroliere di Apicella si dichiara “indignato” perché, ovviamente, è stato frainteso. Fortunatamente c’è il filmato, la Rete.Il fatto che milioni e milioni di italiani votino l’incompetente, non mi trarrà mai in inganno. Un giorno, queste stesse donne, questi stessi uomini, gli si rivolteranno contro come iene. E quel giorno non sarò felice. A me Piazzale Loreto disgusta, così come mi offendono e mi fanno vergognare, globalmente vergognare, le zotiche facezie dell’incompetente. Lo definisco così perché questo signore non è un uomo di Stato. Nulla o quasi condivido con il suo delfino, Gianfranco Fini, presidente della Camera. Ma la sua metamorfosi di questi anni, sia pure velata dalla arguzia politica, ne ha fatto un avversario rispettabile, dotato di qualche coraggiosa autocritica, un uomo politico non per me condivisibile ma competente. Il paroliere di Apicella non lo è. Dovessi essere l’ultimo di cinquanta milioni d’italiani a non ridere delle sue idiozie, a non votarlo e vezzeggiarlo, a non scorticarmi le ginocchia per ammirare il suo potere, i suoi averi, le sue televisioni, (e a non lavorare per questo) continuerò a pensare e a dire, anche con un organetto per strada, che un incompetente convinto di potersi permettere tutto, impoverisce questo Paese del suo bene più prezioso: la cultura, la conoscenza, l’amore per il bello, il giusto, il vero.
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