giovedì, luglio 31, 2008

Leaving Funeropolis


Cari ragazzi domani si parte.....

Per 3 settimane saremo a spasso per il mondo.

Vi rendo partecipi dell'itinerario che vorremmo fare partendo da Bangkok per poi andare in Laos, in Vietnam, in Cambogia e rientrare a Bangkok.

BUONE FERIE A TUTTI

Vi lascio con uno scritto del grande Terzani:


Ogni posto è una miniera.
Basta lasciarcisi andare,
darsi tempo,
stare seduti in una casa da tè ad osservare la gente che passa, mettersi in un angolo del mercato,
andare a farsi i capelli e poi seguire il bandolo di una matassa che può cominciare con una parola,
con un incontro,
con l'amico di un amico di una persona che si è appena incontrata e il posto più scialbo,
più insignificante della terra diventa uno specchio del mondo,
una finestra sulla vita,
un teatro di umanità dinanzi al quale ci si potrebbe fermare senza più il bisogno di andare altrove.

La miniera è esattamente là dove si è:

basta scavare.
Nic

mercoledì, luglio 30, 2008

martedì, luglio 29, 2008

Radio Alcatraz



Jack Folla...Che Grande

Il dolore è come il postino




Donne in rinascita

domenica, luglio 27, 2008

venerdì, luglio 25, 2008

L'Ultima lezione di Randy Pausch

23/10/60  - 25/07/08

Non ci sono parole per descrivere il sentimento di ammirazione nei confronti di Randy Pausch, il professore della Carnegie Mellon University che, felicemente sposato e padre di tre figli, ha saputo, a 46 anni, di avere soltanto dai 3 ai 6 mesi di vita, a causa di un tumore incurabile.

Ammirazione per quello che sta facendo, per la sua ultima incredibile ultima lezione  - diventata un must su You tube, e poi su tutte le televisioni del mondo - nella quale Pausch, per niente dimesso o disperato come pensiamo debba essere uno che si trova di fronte la prospettiva di morire in pochissimo tempo, e di lasciare la sua famiglia, i suoi figli piccoli - peraltro bellissimi - ci dà la sua interpretazione su cosa significa vivere, e di quale bellezza contenga.

Il video - e il libro che ne è stato tratto, in italia tradotto al volo da Rizzoli - è un magnifico atto di coraggio - che più che dalle parole traspare dagli occhi, dallo sguardo, dalla determinazione lucida e serena di questo  uomo, della sua faccia pulita e della sua semplicità.

E' un atto estremamente coraggioso perchè va contro l'estremo tabù della nostra epoca: la morte. Una morte sempre più messa nell'angolo, sempre più 'rimossa' dalla coscienza collettiva occidentale, che propone un modello vitale e vitalistico, molto spesso falso, e che per questo motivo - essendo rimossa - ci fa sempre più paura.

Grazie, Randy !

 Si intitola “Really Achieving Your Childhood Dreams“, ovvero “Come realizzare i sogni della vostra infanzia”.





UNA SINTESI DI 10 MINUTI DEL VIDEO 
CON I SOTTOTITOLI IN ITALIANO


martedì, luglio 22, 2008

Calendario di Frittole...

Massima del giorno

"A volte anche un calcio nel culo è un passo in avanti"

lunedì, luglio 21, 2008

domenica, luglio 20, 2008

Ginsberg Live......a Frittole

La Felicità è l'I-Phone....GENTE MALATA

Code a New York, davanti al negozio Apple, per comprare l’iPhone (le foto sono di Giuliana Ferraino)New York, tutti in fila sotto il sole cocente (35 gradi) per l’iPhone (Giuliana Ferraino)New York, impiegati della Apple distribuiscono bottiglie di acqua fredda per allietare l’attesa (Giuliana Ferraino)L'attesa di ore davanti al negozio Apple per l'iPhone (Giuliana Ferraino)(Giuliana Ferraino)

Ore di coda per comprare l'iPhone a NY

Cosa Nostra



Il 
muro di Berlino è caduto nel 1989. Quanto ci vorrà prima che cada il muro di questa dittatura sfinente all’italiana? In cui tutto, ma proprio tutto, viene deciso sopra le teste dei cittadini. L’Italia non è un Paese democratico. La democrazia è stata confiscata dai partiti, dall’informazione pagata dai partiti e da Berlusconi. Il Paese è roba loro. E’ cosa loro. E’ Cosa Nostra. E’ Massoneria. Lo sanno tutti e non lo dice nessuno. Per cambiare è necessaria una crisi economica di proporzioni mai viste dal 1945. A questo ci siamo ridotti, ad auspicare una catastrofe per cambiare.
E’ come se ci avessero prosciugato le energie, questi parassiti della nostra Italia. Le denunce non servono. La verità non serve. Il Sistema è un 
muro di gommain cui sono tutti coinvolti. Sono pensieri che mi vengono davanti allo sfascio del Paese, ai nostri ridicoli rappresentanti, a un Parlamento espropriato da condannati, prescritti, inquisiti.
Le ultime elezioni sono state incostituzionali, non abbiamo potuto scegliere il nostro candidato. Chi di voi avrebbe eletto la Carfagna, la Serafini, moglie di Fassino, (recordwoman mondiale con SEI legislature), la moglie di Bassolino, Dell’Utri, 
Cuffaro, il pool di avvocati di Berlusconi capitanati dall’ineffabileGhedini? Nessuna persona sana di mente affiderebbe le chiavi del Paese a questa accozzaglia di persone. Sono stati nominati dai segretari di partito, sono impiegati, mogli, amanti, sodali, gente a cui è stato ricambiato un favore o che va sottratta alla legge.
Questo Parlamento non esiste. Non rappresenta i cittadini. L’otto settembre 2007 un milione e mezzo di italiani ha chiesto la riforma della legge elettorale. Ha preteso di scegliere il proprio candidato. Chi è sceso in piazza per firmare è stato insultato e demonizzato. Volgari, ci chiamano volgari perchè vogliamo il rispetto delle regole democratiche. Lo psiconano ci chiama spazzatura, coglioni. La fattucchiera Gasparri definisce cloaca il CSM, di cui Napolitano è presidente. Loro se lo possono permettere, l’informazione è al loro servizio.
Questo gruppo di impuniti che passa il tempo a cercare di non farsi processare e a vivere sulle nostre spalle, ora vuole 
eliminare la preferenza diretta anchealle elezioni europee e introdurre uno sbarramento al 5%.
In questo modo nomineranno in Europa i loro dipendenti, amici, amiche e famigli. In Europa non c’è il problema della governabilità, ma è invece importante che ogni voce abbia la possibilità di esprimersi. Con lo sbarramento si spartiranno la torta lo psiconano e Topo Gigio Veltroni.Questa riforma, questo porcellum europeo 
proposto da PDL e auspicato da parte del PDmenoelle è l’ennesimocolpetto di Stato contro la democrazia.
Loro non si arrenderanno mai, noi neppure.

giovedì, luglio 17, 2008

Una Vita nuova...o forse no??

La storia si ripete






Mafiopoli 

Grrrrrrrrran Gnoca.....


D'Estora.....

Plis Visit Auar Cauntri


Il Ministero del Turismo di Zanzaropoli

con il patrocinio del

Granducato di Frittole

e il Comune del Mulino Bianco

hanno avviato una campagna di sensibilizzazione

per promuovere e incentivare il turismo presso le locali campagne.


Questo Spot sarà prossimamente trasmesso sulle emittenti televisive di Zanzaropoli7Tv e su Frittole International Sat









MA UN PO DI GNOCCA SU STO BLOG?

mai?????????

martedì, luglio 15, 2008

Ponchia

Che film ragazzi.....

lunedì, luglio 14, 2008

Villanova Grill2

L'Eccezione e la Regola

E vi preghiamo
quello che succede ogni giorno
non trovatelo naturale.
Di nulla sia detto : è naturale
in questo tempo di anarchia e di sangue,
di ordinato disordine,
di meditato arbitrio,
di umanità disumanata,
Così che nulla valga
come cosa immutabile.
B. Brecht

Illumina L'oscurità


Evergreen

Cornooooooooooooooooo!!!!!!

Poulsen

venerdì, luglio 11, 2008

PROVINCIA DI MODENA


GRANDE SUCCESSO DEL PRESIDIO CONTRO IL “DECRETO TREMONTI”


Si è svolto nella mattinata, davanti la Prefettura, un presidio dei dipendenti di tutti gli Enti Pubblici della Provincia di Modena contro il Decreto Legge “Tremonti”, che attacca pesantemente la Pubblica Amministrazione, mettendo a rischio il sistema pubblico dei servizi ed operando scelte penalizzanti per le lavoratrici ed i lavoratori.
L’iniziativa ha registrato una grande adesione, con oltre cinquecento partecipanti e ha visto la presenza anche delle Segreterie Confederali di CGIL CISL e UIL che appoggiano le categorie della Funzione pubblica nell’azione di contrasto a tale provvedimento normativo.
Una così significativa mobilitazione del pubblico impiego dimostra in modo inequivocabile l’interesse dei dipendenti pubblici e dei sindacati ad avere Pubbliche Amministrazioni efficienti ed in grado di garantire servizi di qualità a tutela di tutti i cittadini: sanità, assistenza alle fasce deboli della popolazione, sicurezza, istruzione ecc.
I provvedimenti contenuti del DL.112 - tagli alle assunzioni, interventi normativi su materie contrattuali, svilimento del ruolo negoziale, penalizzazione della contrattazione integrativa, riduzione dei diritti delle lavoratrici e dei lavoratori pubblici - non riformano le Pubbliche Amministrazioni, poiché non propongono un disegno di miglioramento organizzativo delle Pubbliche Amministrazioni o di eliminazione di sacche di inefficienza, ma realizzano esclusivamente tagli di spesa immediati e indiscriminati che avranno pesantissime ricadute in termini di qualità ed efficienza dei servizi pubblici.
FP CGIL, CISL FP , UIL FPL ringraziano tutte le lavoratrici ed i lavoratori che con la loro massiccia partecipazione al presidio hanno sottolineato la necessità di intervenire per modificare il Decreto Legge e ringraziano altresì Dott. Ventura, Prefetto Vicario di Modena, per la disponibilità ad incontrare la delegazione sindacale e ad ascoltare i motivi della protesta e le preoccupazioni per le prospettive quali-quantitative dei servizi nella nostra provincia.
FP CGIL, CISL FP , UIL FPL comunicano infine che il presidio di oggi è solo la prima tappa di un percorso di iniziative di sensibilizzazione dell’opinione pubblica e di azioni di contrasto e di modifica di tale Decreto per eliminarne gli effetti negativi per la reale efficienza dei servizi pubblici e per coloro che quotidianamente ne assicurano l’erogazione ai cittadini.

Modena, 10 luglio 2008

CGIL CISL FP UIL FPL
Marcello Ansaloni Stefano Cifù Marco Bisconti

Dudeismo






L'anno prossimo ci vado di sicuro!!!


E' nata una nuova religione : "Il Dudeismo"
Una religione ispirata a Jeffrey "Drugo" Lebowski
Non ci credete...???




This is not Vietnam , There Are Rules!!!!



giovedì, luglio 10, 2008

Arbitro dopo una seratina a Frittole....

Ha bevuto un goccio....

Lettera da Frittole a Savonarola

"E che,e che,e che,e che è! Ma...qua pare che ogni cosa,ogni cosa,uno non si puo muovere,che...e questo e quello eh...e pure per te...Oh!!!"

Una delle scene comiche più belle del cinema italiano

HA HA HA HA

Frittole scende in piazza

mercoledì, luglio 09, 2008

lunedì, luglio 07, 2008

Mafiopoli


In Sicilia, quando un cittadino non si piega, gli tagliano le gomme della macchina.
Se capisce, bene.
Se non capisce, gli fanno saltare la macchina.
Se capisce, bene.
Se non capisce gli mettono anche una bomba carta alla serranda del negozio.
Se poi il tipo non vuole saltare assieme al negozio con tutta la sua famiglia, deve accettare il dialogo.
Solo che in Sicilia si chiama “pizzo”, si chiama racket, si chiama estorsione.
Arrivano uomini del dialogo e gli fanno una proposta.
Gli dicono di aver saputo degli attentati, di essere molto dispiaciuti e gli offrono protezione.
Da chi? Da loro stessi.
Sono loro che mettono le bombe e loro che offrono protezione, da sé stessi. Il dialogo ha un prezzo.
È una tangente, un pizzo.
Il commerciante dovrà pagare un tot al mese agli estorsori per evitare ulteriori guai.
Alla fine, se paga, che cosa ha vinto? Ha vinto la mafia, non ha vinto lui.
Non ha vinto il dialogo.
Ha vinto la violenza.
Trasferite questo sistema di operare a Roma.
A Roma succedono le stesse cose, soltanto che cambiano le parole.
C’è un signore che arriva al potere e immediatamente comincia a rovinare la giustizia, a sfasciare tutto.
Presenta una legge per far saltare 100.000 processi, perché ne ha uno anche lui. Poi ne fa un’altra che impedisce ai magistrati di fare le intercettazioni e di scoprire i reati, e di scoprire le prove per incastrare i colpevoli di quei reati.
Poi va in televisione dice che se non si scoprono i colpevoli dei reati è colpa della magistratura che è una metastasi, che è politicizzata, che è un cancro.
È colpa dei giudici che sono dei fannulloni. È colpa dei giudici che si occupano solo di lui.
È colpa dei giudici che sono antropologicamente diversi dalla razza umana che sono dei matti, che sono psicolabili, che sono golpisti, che sono fascisti, che sono terroristi. E che non a caso, nei sondaggi, la loro credibilità diminuisce.
I magistrati a questo punto alzano le braccia. Ma ciò non basta. Lui a questo punto fa una legge, ma questa la fa presentare da Tremonti, che taglia i fondi per la giustizia, fino al 40%. 10% il primo anno, 20% il secondo, e poi taglia anche gli stipendi ai magistrati, che già sono pagati un terzo, un quarto, un quinto di quanto è pagato un piccolo manager di una piccola azienda.
A questo punto, dopo averli prostrati e ridotti alla rovina, si manifesta qualcuno che offre il dialogo.
E dice: “eh, abbiamo saputo che vi stanno impedendo di fare il vostro lavoro, di fare i vostri processi, di fare le intercettazioni, vi stanno impedendo di scoprire i reati; vi insultano. Volete il dialogo?
Cifra modica: si chiama Lodo Alfano.
Se voi vi dimenticate i processi al Presidente del Consiglio, se vi dimenticate – o le lasciate evaporare, o le mangiate o le bruciate, o le cestinate – le intercettazioni del Presidente del Consiglio (intercettazioni indirette, non è lui che viene intercettato, sono di solito dei mascalzoni con i quali lui è solito parlare, perché sono tutti amici suoi). Bene, se accettate di pagare questa modica cifra, questa sommetta, allora arriva il dialogo: gli altri processi ve li facciamo fare, le intercettazioni ve le lasciamo fare, magari non vi tagliamo nemmeno gli stipendi e non vi tagliamo nemmeno i fondi. Magari assumiamo anche qualche cancelliere. Magari paghiamo anche la benzina per le volanti che devono andare a fare le indagini, con sopra i poliziotti. Dipende da voi. Dialogate, o volete lo scontro?” Ecco, una tecnica estorsiva che a Palermo si chiama racket, a Roma si chiama dialogo. Alla fine, se i magistrati cedono, chi ha vinto? Hanno vinto loro, ha vinto il dialogo? Ha vinto la distensione? Ha vinto la pace? Ha vinto l’estorsore, che politicamente parlando, in questo caso, è il nostro Presidente del Consiglio. Il nostro Presidente del Consiglio che ne sta combinando una al giorno, quando non ne combina due, e che ha bisogno di nascondere questa realtà agghiacciante che sotto gli occhi di tutti, ma che nessuno vede – anche perché molti giornalisti e molti commentatori fanno finta di non vederla. Esattamente come molti intellettuali facevano finta di non vedere il fascismo alle sue origini. E sono stati ricordati nei libri di storia perché era quelli che parlavano d’altro, erano quelli che dicevano di non esagerare. Quelli che dicevano che bisognava dialogare con Mussolini. Erano quelli che dicevano: “ma insomma, anche lui farà delle cose buone. Ma insomma, certo è un po’ rude, però ha anche il suo consenso. Ha preso i voti.” Ecco, sono questi che verranno ricordati nei libri di storia per non aver fatto nulla e per non aver fatto nulla in una fase come questa. Sono loro i principali alleati del regime.
Marco Travaglio

domenica, luglio 06, 2008

Correva L'Anno 1995



Uno dei momenti più belli nella storia di Modena
EPICA VERSIONE
Io e il Tom presenti!!!

Che pezzo...Che video...Take it easy Jack!!!




Da notare che il video è stato interamente girato a Cesenatico

Separati Alla Nascita

Spino


Russel Coutts

....la presa per il culo....QUE VIVA ESPANA!!!

venerdì, luglio 04, 2008

Missing Cesenatico...

......Per Fare Cosa????

Qui Lhasa - Città Occupata

Lhasa Agosto 07

Com'è cupa Lhasa dopo tre mesi di isolamento forzato dal mondo. La penetro furtivamente; e per la prima volta dopo tanti viaggi in Tibet non incontro un solo occidentale. Pattuglie di soldati e polizia militare mi squadrano diffidenti a ogni angolo di strada. È una città triste, piena di ferite ancora aperte. Una traccia della sofferenza l'hanno voluta lasciare in bella vista le autorità, per esibirla come una prova della violenza criminale dei "ribelli". È sulla via Barkhor, in pieno centro storico, nel quartiere che è rimasto più autenticamente tibetano. È un'antica casabottega ridotta a una carcassa annerita, una rovina che ancora puzza d'incendio, come se la furia dei manifestanti fosse passata da qui solo ieri. Sinistro memoriale, rievoca le immagini trasmesse centinaia di volte dalla tv di Stato: i corpi carbonizzati di cinque ragazze cinesi, cinque commesse bruciate vive nell'incendio del loro negozio il 15 marzo. La via Barkhor è nel cuore di tutti i buddisti tibetani. La percorrono sempre in senso orario per fare il giro attorno al tempio Jokhang, e intanto muovono le file di ruote sacre della preghiera. Per anni l'ho vista sempre uguale: miriadi di pastori venuti dalle montagne, puzzolenti di burro rancido di yak, donne vestite di nero coi grembiuli lunghi a strisce color arcobaleno, mercatini e bancarelle all'aperto, e tanti turisti a mescolarsi nella folla locale, vivace e chiassosa, una gioia degli occhi. Oggi a ogni angolo incontro gruppi di uomini armati in tuta mimetica. I soldati in tenuta di guerra si alternano coi plotoni antisommossa della polizia militare, quelli con divisa blu e berretto a visiera, armati e con le radiotrasmittenti accese. "Ci sono anche tanti agenti in borghese - mi avverte la mia guida tibetana - ma li riconosciamo subito".

Le altre ferite di Lhasa le scopro appena mi scosto dal giro abituale, entrando nei vicoli più appartati del vecchio quartiere. È uno spettacolo lugubre. Saracinesche abbassate, porte e finestre sprangate, una piccola città-fantasma. Sono le case dei desaparecidos, quelli che la polizia ha catturato a centinaia nelle sue retate. Quelli che i tribunali hanno condannato per direttissima, con pene fino all'ergastolo. Non hanno avuto neppure diritto a un simulacro di difesa. I pochi avvocati coraggiosi che si erano candidati ad assisterli sono stati radiati dall'albo professionale. Sono il primo giornalista occidentale a penetrare qui da quando il Tibet è stato "blindato", dopo la rivolta schiacciata da una repressione implacabile, da uno stato d'assedio che non è finito. Quella catena di eventi ha turbato il mondo, ha macchiato in modo indelebile l'anno delle Olimpiadi di Pechino. È il 14 e 15 marzo che la ribellione dei tibetani contro l'autorità centrale esplode in maniera selvaggia: assalti ai negozi degli han (i cinesi etnici), saccheggi e incendi, guerriglia urbana. Poi la brutale controffensiva dell'esercito e delle forze speciali antisommossa. Il bilancio di quella tragedia resta controverso: 19 morti han secondo la polizia; centinaia di vittime tibetane secondo il governo del Dalai Lama in esilio. Il 26 marzo il regime tenta un'operazione di immagine per presentare un Tibet "pacificato". Organizza un viaggio per un gruppo selezionato di giornalisti stranieri: è un fallimento, durante una visita in un monastero i religiosi urlano la loro protesta ("il Tibet non è libero!"). Da quel momento tutti gli osservatori vengono espulsi, la Repubblica Popolare chiude il Tibet, violando gli impegni sulla libertà di circolazione che aveva preso per le Olimpiadi. Mentre cala il silenzio impenetrabile della censura a Lhasa scattano gli arresti di massa, gli appelli alla delazione, le deportazioni nei campi di lavoro. In Occidente lo sdegno si manifesta contro la fiaccola cinese a Londra, Parigi, San Francisco. Solo dopo il passaggio della staffetta olimpica a Lhasa - un percorso abbreviato e circondato da eccezionali misure di sicurezza - il governo cinese annuncia la riapertura della regione al turismo internazionale: il 24 giugno. Lo prendo alla lettera. Per una settimana tempesto di richieste tutte le autorità competenti e sono respinto in quanto giornalista. Alla fine riesco a entrare come turista. Anche in questa veste sono una bestia rara, non c'è un solo straniero sul mio volo Pechino-Chongqing-Lhasa. Quando decollo dalla capitale, a Pechino è appena finito un incontro inconcludente fra il governo e i rappresentanti del Dalai Lama. Dal regime cinese è partito un ennesimo aut aut: il leader in esilio "deve far cessare i complotti anti-cinesi, le attività violente e terroristiche del Congresso della Gioventù tibetana". L'atterraggio a Lhasa offre per un attimo le emozioni di una volta: l'ebbrezza dell'altitudine (3.700 metri), la corona maestosa delle montagne, l'aria pulita e frizzante così diversa dallo smog di Pechino, le belle nuvole bianche sulle cime dei monti, il fiume rigonfio delle prime piogge monsoniche. Dall'aeroporto alla città basta un'ora grazie alla nuova autostrada, al tunnel che perfora una montagna sacra. Si avvista la sopraelevata del nuovo supertreno Pechino-Lhasa, la meraviglia della tecnologia cinese, la ferrovia più alta del mondo. Lungo il percorso incrocio numerose colonne militari. Ne conto una, ha più di venti autocarri carichi di soldati. Alla partenza sono stato avvisato: non posso scegliermi l'itinerario né l'accompagnatore. E' il governo ad assegnarmi l'agenzia di viaggio e il programma. Ha fatto male i conti. Il mestiere di guida turistica - non fra i più redditizi - è stato lasciato da tempo in mano ai giovani tibetani. Quello che mi accompagna conosce cento modi per eludere la sorveglianza dell'autista cinese. Usa l'inglese per parlare dei "problemi avvenuti a marzo", e per farmi capire senza ombra di dubbio da che parte sta. "Mio figlio, 8 anni, l'ho chiamato con lo stesso nome del Dalai Lama, Tenzin, e l'ho portato a Dharmasala perché avesse la benedizione del nostro leader spirituale. Molti bambini qui si chiamano Tenzin, e molti sono stati a Dharmasala". Davanti a ogni monumento trova un pretesto per evocare l'amore del suo popolo verso il Dalai Lama, un tema tabù, un personaggio che il regime cinese vieta perfino di esporre in fotografia. "Non potrò farti visitare il monastero di Drepung" si scusa all'improvviso il mio giovane cicerone. Abbassa gli occhi a terra, ha un attimo di esitazione e poi aggiunge in fretta: "In quel monastero ora non si entra, è in corso un programma del governo". Non c'è bisogno di aggiungere dettagli. Drepung, a cinque chilometri da Lhasa, è il luogo da cui è partito l'antefatto dell'ultima rivolta. E' un monastero del 1416, custode della tradizione buddista Gelugpa. Nei cortili interni di quella lamasteria i religiosi si allenano quotidianamente a discutere sulle sutra, i loro testi sacri. Nell'anniversario della fuga in esilio del Dalai Lama (1959), il 10 marzo di quest'anno trecento monaci sono usciti da Drepung e hanno sfilato pacificamente per chiedere la liberazione dei prigionieri politici. Un reparto paramilitare, della Polizia armata del Popolo, li ha bloccati prima che entrassero a Lhasa. Ne ha arrestati cinquanta. Ma un gruppo di quindici religiosi è riuscito a superare i cordoni di polizia, è arrivato nella via Barkhor e ha innalzato la bandiera nazionale tibetana (arrestati, sono in carcere in attesa di giudizio). Da quel momento la protesta è andata crescendo, ha coinvolto la popolazione civile, ha infiammato la rabbia latente soprattutto fra i giovani. E' divampata l'insofferenza repressa per la "colonizzazione han", l'immigrazione cinese, l'emarginazione dei tibetani dalle posizioni di potere, le offese all'ambiente naturale. Ora Drepung è off-limits, il focolaio della rivolta è il laboratorio di quel "programma del governo" a cui accenna pudicamente il mio accompagnatore. Pechino la chiama "rieducazione patriottica". Sono sedute di indottrinamento politico, un lavaggio del cervello, assortito di umiliazioni e abiure: i monaci devono rinnegare il Dalai Lama, denunciarne i crimini, additarlo come un nemico della pace. Chi non si piega rischia il carcere, la tortura. La mia guida mi accompagna in un altro monastero, per sole monache, un'appendice del tempio Jokhang nel centro di Lhasa. Le monache mi salutano con larghi sorrisi, mi fanno sedere accanto a loro mentre ripetono le preghiere ad alta voce. E' l'ultimo giorno del mese dedicato a Buddha nel calendario tibetano. Fuori dal tempio di preghiera mi fanno accomodare nella loro sala da tè, affollata di famiglie, vecchi, bambini. Mi offrono il tè col burro salato, croste di formaggio secco. L'atmosfera è intima, i sorrisi radiosi accolgono il volto di un occidentale, per definizione un "amico". E' tanto che non vedevano uno di noi, tre mesi di solitudine sono un'eternità. Appena fuori, sulla via Barkhor, mi ritrovo nello spettacolo desolante: meno pellegrini del solito ("sono diminuiti anche loro, dopo i problemi di marzo"), uomini in divisa ovunque. La gente di qui si gira al mio passaggio, sorride, saluta con degli "hello" affettuosi. Come se l'apparizione insperata dello straniero possa essere un buon augurio. Oltre agli arresti e alle condanne, anche i tre mesi di isolamento dal mondo sono un castigo pesante che il regime infligge al popolo che ha osato sfidarlo. Il turismo è una delle poche entrate dei tibetani, gli altri business dal commercio alle miniere sono in mano agli han. Nel mio albergo di cento stanze solo due sono occupate - nell'altra c'è una cinese, arrivata sul mio stesso volo da Pechino. "I prezzi continuano a salire, ogni alimento costa carissimo", spiega la mia guida. Il supertreno che arriva ogni giorno da Pechino doveva servire a ridurre i costi di trasporto, approvvigionare questa terra aspra e montagnosa dove l'agricoltura rende poco. Finora la nuova ferrovia non ha fatto calare i prezzi del riso e delle patate. Invece ha fatto arrivare più in fretta i rinforzi militari, per schiacciare i moti di marzo. Prima del tramonto passeggiamo nel vasto piazzale sotto il Potala Palace, l'ex dimora del Dalai Lama, maestosamente adagiata su un monte. Lì in basso dove passano le automobili, come un dito puntato sul Potala c'è una grossa statua moderna, un pilastro di cemento armato drizzato verso il cielo. "E' il monumento che fu costruito per celebrare il trentennale della Liberazione", spiega la mia guida. Cioè il memoriale in onore dell'Esercito Popolare di liberazione che Mao Zedong mandò a invadere il Tibet nel 1949. Il ragazzo sorride: "Tutti i tibetani lo considerano una schifezza". È singolare questo mio ritorno a Lhasa, il più strano viaggio organizzato a cui abbia mai partecipato. Hanno tentato in ogni modo di non farmi venire qui, come stanno facendo con tanti altri stranieri. Una volta a Lhasa volevano che vedessi un paesaggio di cartolina illustrata, asettico e pacificato. Eppure il governo di Pechino continua a mancare un obiettivo: piegare i cuori e le menti dei tibetani. L'ordine regna, l'ho visto coi miei occhi. Ma il paesaggio di Lhasa, tre mesi dopo la rivolta più violenta della sua storia recente, è soltanto quello di una città occupata.


giovedì, luglio 03, 2008

martedì, luglio 01, 2008

L'incubo di Zanna

An Turrrrrrrrrrnàm Mai Pio'





















"The Team" con Wilson


Lo Squadrone dei compagnoni....