
E’ difficile perfino immaginarlo. E’ difficile immaginare che un giornale possa difendere la censura. Ed è difficile immaginare che una televisione possa difendere - a spada tratta - un giornalista che racconta in diretta di essere stato un informatore della Cia. Ma francamente è ancora più difficile immaginare che un comico possa essere cacciato per aver fatto il suo mestiere. Ovvero per una battuta. L’Italia, però – per sua (s)fortuna – è un paese con molta fantasia. E infatti, queste cose accadono. Anzi, sono appena accadute. Tutte e tre contemporanemante. E senza che nessuno si sia stupito – o abbia protestato – più di tanto.
Di cosa stiamo parlando? Ma della cacciata di Daniele Luttazzi dagli schermi de “La 7”. Una cacciata andata in onda – si fa per dire – giusto sabato scorso. E che sembra non aver sconvolto più di tanto l’opinione pubblica del Belpaese. Del resto, perché sorprendersi? Da decenni, la televisione italiana sembra diventata il set del remake de “Il Padrino”. Ogni tanto, qualcuno – dopo aver detto una frase sbagliata – semplicemente scompare. Per fortuna – e per ora – solo dal video. Domani, chissà. E’ successo – tanto per fare qualche esempio celebre – a Beppe Grillo. Che nei lontani anni Ottanta si permise di fare la battuta sbagliata sulle persone sbagliate: i socialisti dell’allora (quasi) onnipotente Bettino Craxi. Ed è successo, negli anni del secondo governo Berlusconi, pure a Sabina Guzzanti. Che ebbe il torto di attaccare l’allora (davvero) onnipotente Cavaliere. Ma la cacciata bis di Luttazzi – che per la cronaca era tra le vittime dell’ormai celebre editto bulgaro di berlusconiana memoria – rappresenta un vero e proprio capolavoro nel suo genere. Per le ragioni che sfiorano il ridicolo (avrebbe offeso l’inoffendibile Giuliano Ferrara descrivendolo alle prese con un’improbabile orgia sadomaso). Ma soprattutto per il modo in cui è stata raccontata dalla stampa. E addirittura non raccontata dal tg della sua stessa rete, “La7″. Che - la sera dello stop del programma di Luttazzi - ha censurato la notizia.
Ma facciamo un passo indietro. E per prima cosa – anche se in Italia va poco di moda – raccontiamo i fatti. Anzi, i fatti li lasciamo raccontare a Luttazzi. Che nel suo blog, sabato scorso, ha scritto: “Stasera è successo un fatto gravissimo”. Ovvero “verso le 20, dei funzionari di La7 sono entrati in sala montaggio per impedire fisicamente che proseguissimo (il lavoro, ndr). Hanno occupato la stanza, hanno intimato al tecnico di sospendere (senza averne titolo)”, e “uno di loro si è seduto al mio posto alla consolle e non se ne andava, sfidandoci”. Insomma, il comico stava ultimando la sesta puntata della sua trasmissione, “Decameron”, che doveva andare in onda proprio quella sera. Quando la rete – che per la cronaca è controllata da Telecom Italia - all’improvviso ha deciso di cancellare il programma dal suo palinsesto. Con tanto di irruzione in stile marines (o, se preferite, in stile golpe alla Repubblica delle banane). Ma perché tanta foga? E perché tanta fretta?
Quel che è certo è che gli spettatori de “La7” hanno scoperto che Decameron era stato cancellato, soltanto il giorno dopo. Perché – sempre in perfetto stile Repubblica delle banane – il vicedirettore del telegiornale della rete Telecom, Pina Debbi ha deciso di non dare la notizia nell’edizione di sabato notte (e se non ci credete, leggete qui cosa scrive il Corriere della Sera). Le ragioni - quelle vere - dello stop a Luttazzi, invece, sono rimaste avvolte nella nebbia fitta dei comunicati ufficiali della tv. Che hanno spiegato che il comico era stato cacciato per aver “gravemente insultato e offeso Giuliano Ferrara, che con la stessa La 7 collabora da anni come coconduttore di 8 e mezzo”.
Ora riesce difficile credere che “La 7” abbia davvero scatenato tutto questo polverone solo per difendere Ferrara. Anche perchè gli insulti al direttore del “Foglio” erano andati in onda – e senza alcuna scia di polemiche - ben 7 giorni prima della decisione di cassare Decameron. Ma soprattutto riesce difficile credere che la tv di Telecom tolleri ancora il barbuto conduttore di 8 e mezzo. Che nel 2003 – proprio dai suoi schermi – dichiarò urbi et orbi di essere stato una spia a libro paga della Cia (come potete leggere sul sito dell’ordine dei giornalisti della Lombardia). Ma questa – ovviamente - è tutta un’altra storia. E, sia come sia, “La7” il meglio di sé l’ha dato attraverso la viva voce del suo direttore, Antonio Campo Dall’Orto. Che, per inciso si è formato alla corte di Berlusconi (è stato vicedirettore di Canale 5). E che al quotidiano torinese La Stampa, il giorno dopo la chiusura del programma, ha dato altre motivazioni per lo stop a Luttazzi. Più alte. Più solenni. E ben più nebbiose. Dichiarando che “La7 vive dei capisaldi di libertà di espressione” e “la decisione” di chiudere Decameron “vuole” appunto “difendere il principio dell’uso responsabile di un bene prezioso come la libertà di stampa”.
In sostanza, secondo il ragionamento di Campo Dall’Orto, a “La7” la censura non esiste. Esiste, invece, la libertà di dire quel che si vuole. Ma se la si usa male, si viene cancellati. Ovvero censurati. Un cortocircuito logico contro cui ci si sarebbe aspettati un vero e proprio fuoco di fila della cosiddetta stampa libera. E invece? E invece i due maggiori quotidiani italiani - Corriere della Sera e Repubblica - hanno sposato in pieno la tesi di Dall’Orto. E persino Aldo Grasso, il più noto critico televisivo del Belpaese - proprio sulle pagine del Corriere dell’ 8 dicembre - si è schierato sul fronte pro censura. Scrivendo: “Che triste vicenda quella di Daniele Luttazzi”, quando “un direttore ti dice che puoi scrivere o dire quello che vuoi, ti devi sentire responsabilizzato due volte: uno per quello che scrivi o dici, due per dimostrare di meritare tanta fiducia”.
Ma La Stampa è andata addirittura oltre. Attaccando Decameron (“ma far ridere è davvero un’altra cosa”). E Tessendo un vero e proprio elogio de “La7”. Che, come ha scritto il quotidiano di Torino sempre l’8 dicembre, non solo è “la più raffinata tra le reti generaliste”. Ma è anche “molto ben frequentata”, perché – a parte Luttazzi - ci “lavorano giornalisti e conduttori che stanno lì ben volentieri perché alla Rai o a Mediaset potrebbero avere, se non censure, problemi” o “seccature”. Ma chi sono queste voci libere? La Stampa, nel dubbio, le ha pure elencate: Gad Lerner (che, come potete leggere nel suo blog, si è formato a Lotta continua e poi é passato a più miti consigli, entrando anche nel comitato dei 45 che ha varato il regolamento delle elezioni primarie del Pd); lo stesso Ferrara (ex informatore Cia ed ex ministro del primo governo Berlusconi); e dulcis in fundo, Daria Bignardi (che tra l’altro ha il merito di aver condotto un’edizione del Grande Fratello e nel suo blog ama discettare solo di argomenti seri, come la “secchezza vaginale”). Peccato che l’autrice del pezzo, Alessandra Comazzi, non abbia citato anche Ritanna Armeni, che è la coconduttrice di 8 e mezzo assieme a Ferrara ed è stata portavoce di Bertinotti. Almeno avrebbe completato l’intero arco costituzionale delle voci libere. Da destra a sinistra. Passando pure per il centro.
Vi siete mai chiesti perchè l’Italia – secondo la classifica di Freedom house 2007 – è al 64^ posto per libertà di stampa, dopo la Guyana e prima di Sao Tomé (che è 65^)? Se le voci libere e scomode della nostra tv sono le Bignardi, trovare la risposta non è certo difficile.
Ma a proposito di risposte. Noi bamboccioni alla riscossa abbiamo - volutamente - lasciato una questione in sospeso: perché tanta foga e perché tanta fretta nel cancellare Luttazzi? Be’, la sera dello stop, Decameron avrebbe dedicato una puntata al vetriolo all’ultima enciclica del papa. E di questo – nel fumoso comunicato de “La7” - non c’era traccia. Vi basta? A noi, sì. O per lo meno – visto lo strapotere del Vaticano in Italia – questa ci sembra una motivazione un po’ più valida di quella di aver pronunciato una frase sbagliata sull’orgia sbagliata (con dentro pure Previti, Berlsuconi e Dell’Utri).
Comunque sia. Per sfogare la nostra rabbia per questa ennesima censura, vogliamo seguire il metodo Luttazzi. E provare a immaginare Campo Dall’Orto a gattoni e a culo nudo e Ratzinger in tenuta sadomaso che lo frusta. Con la teo-dem Binetti in latex, che armata di videocamera riprende il tutto. Ecco ci sentiamo già meglio. Voi no?
P.S. Volete sapere qual è la battuta che è costata il posto a Luttazzi? Eccovi serviti:
“L’altro giorno, incontro una ragazza che mi fa: Daniele, dopo 4 anni di guerra in Iraq, 3.900 soldati americani uccisi, 85.000 civili americani ammazzati e tutti i soldati italiani morti anche per colpa di Berlusconi, Berlusconi ha avuto il coraggio di dire che lui in fondo era contrario alla guerra in Iraq. Ma come si fa a sopportare una cosa del genere?”.
“Come si fa a sopportare una cosa del genere? Io ho un mio sistema. Penso a Giuliano Ferrara dentro una vasca da bagno con Berlusconi e Dell’Utri che gli pisciano addosso, Previti che gli caga in bocca e la Santanchè in completo sado-maso che li frusta. Va già meglio, no?”.
Non vi basta? Volete godervi Luttazzi in voce e corpo? Guardate qui.
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