giovedì, febbraio 07, 2008

Banana Republic











Premessa Necessaria:




Repubblica delle banane è un'espressione dispregiativa che generalmente sta a indicare una piccola nazione, spesso latino-americana o caraibica, politicamente instabile, dipendente solo da un modesto settore agricolo e governata da un'oligarchia ricca e corrotta. Il termine fu originariamente coniato dallo scrittore americano O. Henry in riferimento all'Honduras. L'origine del termine si deve al fatto che repubblica nella situazione politica del tempo rappresentava spesso un eufemismo per dittatura (tutt'ora può capitare), mentre banana implicava un ovvio riferimento all'agricoltura, e in generale all'arretratezza nello sviluppo della moderna tecnologia industriale. La "repubblica delle banane" nella satira viene spesso rappresentata come presieduta da una giunta militare che sopravvaluta il proprio potere e ne esagera i simboli e le procedure.

Attualmente il termine è entrato nel vocabolario di tutti i giorni per indicare genericamente un regime dittatoriale e instabile, dove le consultazioni elettorali sono pilotate, la corruzione è ampiamente diffusa così come una forte influenza straniera (che può essere politica o economica - sia diretta che attraverso il governo interno).
Per estensione il termine è occasionalmente usato per definire governi dove un leader forte concede vantaggi ad amici e sostenitori senza grande considerazione delle leggi e mettendo alla porta coloro i quali non li hanno votati.
Il termine viene anche usato in termini satirici per identificare la
Repubblica Italiana, a causa dell'incapacità del governo e delle istituzioni pubbliche nel risolvere i problemi dei cittadini.



TUTTI AL VOTO!!!

Sciogliere adesso le Camere e andare a votare significa regalare 300 milioni di euro ai partiti, cento milioni all'anno per i prossimi tre anni, fino al 2011, scadenza naturale della XV legislatura. Viene in mente "Lascia o raddoppia?", il gioco a quiz con cui gli italiani cominciarono a vincere soldi in tv nella seconda metà degli anni Cinquanta. Solo che stavolta i beneficiari sono i partiti e chi ci rimette è lo Stato, cioè i cittadini.

Il gioco, se così si può chiamare, è molto semplice: ogni anno i partiti si dividono, a seconda dei voti che hanno ricevuto, una torta di circa 50 milioni di euro che vanno sotto la voce rimborsi elettorali.

Cinquanta milioni per ognuno dei cinque anni di legislatura.

Una volta, secondo logica, se la legislatura finiva il rimborso veniva interrotto per lasciare il posto a quello nuovo che comunque sarebbe arrivato.....

Invece nel febbraio 2006, interviene una piccolissima modifica che garantisce "l'erogazione del rimborso elettorale anche in caso di scioglimento delle Camere".

Significa che i partiti rappresentati nel prossimo Parlamento - molti dei quali assolutamente identici - prenderanno 2 volte il rimborso elettorale.

Succederà sicuramente a Forza Italia e al Pd che sommerà i rimborsi "vecchi" dell'Ulivo e quelli "nuovi" del Partito democratico. Forse anche in questo banalissimo calcolo di cassa sta una delle ragioni della volontà di tornare al voto. Votare conviene. [...]

Gli "scandali" in questa pratica tutta italiana sono almeno due.

Il primo: "Il fondo dei rimborsi elettorali è una cifra fissa calcolata non in base a chi va effettivamente alle urne ma sul numero degli aventi diritto". [...]

Il secondo scandalo è quello che scatta nel caso di scioglimento anticipato delle camere. Fino al 2006 il rimborso veniva interrotto se si andava al voto. Più che logico visto che con la nuova legislatura scatta quello nuovo. Nel febbraio 2006,IL PARLAMENTO HA APPROVATO ALL'UNANIMITA' (Ovviamente senza che gli organi di informazione ne' parlassero.....sfido chiunque a chiedere in giro quanti sappiano di questa porcata...) la norma viene così modificata: "In caso di scioglimento della Camere l'erogazione del rimborso è comunque effettuata". Una riga che vale qualche centinaia di milioni di euro. [...]"I partiti hanno trovato il modo di guadagnare anche sulle crisi di governo". [...]

Alla faccia del riduzione dei costi della politica.

La casta colpisce ancora.

Che dire, sembra proprio che non la capiscano e che non vogliano mai cambiare.




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