
TUTTE LE ECOBALLE DI GORE
Così l’ex consigliere di Thatcher smonta gli allarmi del premio Nobel per il catastrofismo.
Così l’ex consigliere di Thatcher smonta gli allarmi del premio Nobel per il catastrofismo.
Allora erano veri i racconti incredibili di Gunnbjörn Ulfsson e degli altri avventurieri che dicevano d’aver lambito le coste di una terra nuova e inesplorata, e che da anni accendevano con i loro resoconti le fantasie dei pescatori dei villaggi islandesi. Lo pensò anche Erik Thorvaldsson, che la gente del paese chiamava “il Rosso” per il colore dei capelli.E, forse, anche per la tinta che assumevano le sue gote ogni volta che cedeva alle facili collere. Lo pensò quando, dopo quattro giorni di navigazione e una condanna all’esilio per aver ucciso due uomini, avvistò dal ponte della nave – e con lui i suoi pochi compagni d’avventura, gente che poco o nulla aveva da perdere – le coste di quella nuova terra. Erano verdi, ricche di pascoli e di boschi di betulle, il mare pescoso. Il nuovo mondo da colonizzare non poteva che chiamarsi Groenlandia, la terra verde. Era il 982 dopo Cristo, narrano le saghe vichinghe, e da quasi duecento anni era cominciato un ciclo di riscaldamento della Terra (i climatologi l’hanno ribattezzato “periodo caldo medievale”) che sarebbe durato fino al Seicento, alla Piccola era glaciale. Di lì a qualche anno il figlio di Erik, Leif, si sarebbe avventurato ancora più a ovest, fino ad approdare in quella che ribattezzò Vinland, la terra del vino, l’odierna provincia canadese del Newfoundland.A differenza di allora, la Groenlandia è oggi pressoché interamente ricoperta dai ghiacci (presenti anche intorno al Mille, ma non nella parte meridionale dell’isola) e nel Newfoundland, per rivedere una vite in grado di produrre grappoli decenti, si è dovuto attendere il 2002 e l’aumento, di qualche decimo di grado, delle temperature medie.Secondo le cassandre del global warming, lo scioglimento dei ghiacci della Groenlandia e la “migrazione” verso nord dei vigneti (citano le aumentate produzioni della Columbia britannica canadese, che confina a sud con lo stato americano di Washington) sarebbero la prova dell’imminente e già avviato disastro ecologico del terzo millennio. Secondo Christopher Walter Monckton, terzo visconte di Brenchley ed ex consigliere di Margaret Thatcher, queste “prove”, oltre a non provare nulla (se non che nel medioevo faceva più caldo di oggi) sarebbero anche false. Due settimane fa Monckton ha pubblicato, sulla rivista dello Science and Public Policy Institute di Washington, un lungo saggio pensato per smontare – passo dopo passo – tutte le teorie contenute nel documentario “Una scomoda verità” che ha fruttato al suo produttore, l’ex vicepresidente americano Al Gore, due premi Oscar e il Nobel per la pace. Smontare il film, diventato l’antologia dei luoghi comuni dell’ambientalismo mondiale, equivale a ridurre drasticamente le certezze dei sostenitori della teoria del global warming.E Monckton dà segno di saperlo. Il visconte di Brenchley non è nuovo a iniziative simili: recentemente, ha finanziato di tasca propria la distribuzione nelle scuole britanniche, in 3.400 copie, del documentario “The Great Global Warming Swindle”, la grande truffa del global warming, andato in onda su Channel 4 a marzo. Alla proiezione tenutasi lo scorso giugno a Praga, in prima nazionale assoluta, il presidente ceco Vaclav Klaus ha lodato l’opera degli autori, sostenendo che la loro è “una lotta della ragione contro l’irrazionalità”.Sempre con fondi propri, Monckton ha fatto uscire una serie di inserzioni pubblicitarie sul New York Times e sul Washington Post nelle quali sfidava Al Gore a confrontarsi con lui in un dibattito televisivo. Gore non ha risposto, lui è andato avanti. E’ stato l’aristocratico inglese a finanziare (con 60 mila sterline) la battaglia legale del camionista Stewart Dimmock, riuscito a far bollare come “inaccurato e fazioso” il film di Gore da un giudice dell’Alta Corte di Londra.Sarà invece lo Science and Public Policy Insitute a produrre il documentario di cui Lord Monckton sarà il protagonista, “Apocalypse No”, nel quale – parodiando l’ex vicepresidente americano e i suoi slide catastrofisti – spiegherà perché, a suo avviso, il global warming è un falso problema.Nel suo paper, l’ex advisor della Thatcher prende spunto dai nove “errori” riscontrati proprio dal giudice Michael Burton dell’Alta Corte nel film prodotto da Gore per stilare un elenco di ben 35 incongruenze, se non di palesi “falsità”, contenute nella pellicola. Della un tempo verde Groenlandia si occupa al punto 19 del suo saggio: “Gore sostiene che il ‘global warming’ sta rendendo instabile la calotta di ghiaccio della Groenlandia. Non è vero. Il ghiaccio della Groenlandia cresce di due pollici (circa cinque centimetri, ndr) ogni anno. A dire il vero la calotta groenlandese ha resistito a ciascuno dei tre periodi compresi tra una glaciazione e l’altra, ognuno dei quali era in media più caldo di 5 gradi rispetto a oggi. (...) Anzi, l’ultima volta che si è sciolta è stato 850 mila anni fa, quando l’umanità nemmeno esisteva e, quindi, non avrebbe potuto causare lo scioglimento. (...) Lo stesso Ipcc (la commissione Onu sul cambiamento climatico, ndr) ha detto nel 2001 che per sciogliere metà del ghiaccio della Groenlandia sarebbe necessario un innalzamento delle temperature di 5,5 gradi per migliaia di anni”.La leggenda della Groenlandia, suggerisce Monckton, è una delle tante utilizzate da Gore (“che cita soltanto due articoli di carattere scientifico in tutta la sua bibliografia, più il rapporto dell’Ipcc che non ha valore scientifico, ma politico”, spiega il visconte britannico) per perorare la sua visione del clima mondiale. E non è la sola che riguardi i ghiacci dell’estremo nord. “Secondo Gore – scrive Monckton – l’Artico si è riscaldato più velocemente del resto del pianeta, negli ultimi anni. (...) In realtà, l’Artico si è raffreddato negli ultimi sessant’anni e, oggi, è più freddo in media di un grado di quanto fosse negli anni Quaranta. Addirittura, nel 2001 è stato registrato un record di neve caduta sull’emisfero settentrionale e nel 2007 parecchie navi si sono incagliate nei ghiacci, sebbene pochi giornali si siano occupati della notizia.Ma sono gli stessi giornali che hanno raccontato con stupore dell’apertura alla navigazione del Passaggio a nord-ovest omettendo di dire che sì, questo accadeva per la prima volta dall’inizio delle rilevazioni sulla presenza di ghiacci effettuate via satellite, ma che le stesse rilevazioni sono cominciate ventinove anni fa. A dire il vero, il Passaggio a nord-ovest era navigabile anche nel 1945 e nel 1903 il grande esploratore norvegese Amundsen lo percorse a bordo di una nave” prima di lanciarsi alla conquista del Polo nord. Allo stesso modo, sottolinea l’aristocratico inglese, non è affatto vero che gli orsi polari starebbero scomparendo a causa del surriscaldamento terrestre: “Un rapporto del Wwf – scrive nel saggio – ha dimostrato che gli orsi polari si sono riprodotti con maggior facilità nelle aree più temperate [dell’Artico] e meno in quelle in cui si registrano temperature più rigide (...) Il vero pericolo, per loro, è la caccia, non il global warming. Non a caso, negli anni Quaranta se ne contavano appena cinquemila esemplari. Oggi che la caccia è regolamentata ce ne sono circa 25 mila”.Le “verità” goriane che faticano a reggere sono parecchie, sostiene Monckton, e molte hanno a che fare con il ghiaccio che si scioglie. O con il livello dei mari che sale, per esempio: “Gore dice che lo scioglimento della parte occidentale dell’Antartide e della Groenlandia causeranno un innalzamento di circa sei metri del livello dei mari (...) ma secondo il rapporto 2007 dell’Ipcc, per raggiungere un livello di sei o sette metri ci vorrebbero millenni, mentre per i prossimi cento anni la commissione si limita a predire un innalzamento di circa sei centimetri, non metri”. Ne consegue che un’altra delle “scomode verità” invocate da Gore sia tutt’altro che vera, secondo il saggista nobiluomo: “L’idea di Gore per cui gli atolli abitati del Pacifico starebbero registrando un esodo a causa delle sempre più frequenti inondazioni di cui sarebbero oggetto non è vera”. Nessuno starebbe scappando, “soltanto alcuni residenti di Tuvalu hanno chiesto di spostarsi in Nuova Zelanda, sebbene il National Tidal Facility dell’Australia abbia mostrato che l’innalzamento del livello delle onde nella zona sia stato pari allo spessore di un capello. Il problema dei locali è dovuto ai pescatori che, irresponsabilmente, hanno fatto saltare in aria parte della barriera corallina. Non a caso, un recente studio, assai dettagliato, ha chiarito come nelle Maldive il livello dei mari siasempre lo stesso da circa 1250 anni”.Monckton ricorda tutti gli altri casi – citati nella sentenza del giudice Burton – in cui Gore e i suoi adepti hanno citato lo scioglimento di ghiacci come l’indice del surriscaldamento terrestre (che a loro detta sarebbe principalmente causato dall’uomo). “Lo scioglimento del ghiacciaio del Kilimangiaro è cominciato 125 anni fa, e la maggior parte di esso non c’era già più quando, nel 1936, Hemingway scrisse ‘Le nevi del Kilimangiaro’. Sulla vetta, tuttavia, le temperature non superano mai i meno 7 gradi centigradi”. Lord Monckton, semmai, cita le deforestazioni selvagge del Kenya come causa del disastro del più alto monte africano. Allo stesso modo il lago Ciad si starebbe prosciugando per il dissennato uso agricolo delle sue acque “e d’altronde il bacino era a secco anche nell’8500, nel 5500, nel 1000 e nel 100 avanti Cristo”, sostiene l’advisordella Lady di ferro. Addirittura uno degli eventi atmosferici citati da Gore come “provocati dall’uomo”, quell’uragano Caterina che – unico nella storia del paese – colpì le coste del Brasile nel 2004, fu dovuto al freddo: “La temperatura delle acque di superificie era più fredda del normale, non più calda. Ma la temperatura dell’aria era la più fredda da 25 anni, addirittura”, più fredda di quella delle acque già fresche, quindi, tanto da causare un vortice d’aria.Tornando ai ghiacciai, lo scioglimento di quelli di mezzo mondo “risale al 1820, assai prima di quando l’uomo, in teoria, avrebbe potuto influire su di essi, ed è costante da allora”. Al contrario, non sarebbe nemmeno vero che nell’area del Sahara il processo di desertificazione si stia accentuando: “Nel 2007 c’è stato un record di piogge, e negli ultimi 25 anni, grazie all’aumento delle precipitazioni, circa 300 mila chilometri quadrati di deserto sono scomparsi”.Ma la madre di tutte le accuse è quella che vuole nell’aumento del biossido di carbonio la causa principale del supposto innalzamento della temperatura terrestre. E causa dell’elevata concentrazione di CO2 nell’aria sarebbe, dicono i sostenitori delle teorie reclamizzate da Al Gore, proprio l’essere umano con le sue attività industriali e le sue emissioni di “gas serra”. Per il visconte thatcheriano, nulla di più falso, “semplicemente perché è stato invertito, semmai, l’ordine dei fattori: sono i cambi di temperatura a influire sulla concentrazione di CO2 nell’aria, e non il contrario. Gli stessi documenti che Gore usa come pezze d’appoggio per il suo film spiegano come i cambi di temperatura precedano di 800-2800 anni l’aumento (o la diminuzione) della quantità di biossido di carbonio nell’aria.C’è un solo paper scientificamente valido a sostenere la stessa tesi dell’ex vicepresidente, ed è quello di James Hansen, mentre tutto il resto della letteratura scientifica dice esattamente l’opposto”.Ma c’è di più: “Gore dice che il biossido di carbonio è ‘inquinamento da global warming’ – scrive Lord Monckton – ma non lo è affatto. Si tratta, anzi, di cibo per le piante e per gli alberi. Parecchi test attendibili hanno dimostrato come una concentrazione di biossido di carbonio anche trenta volte superiore a quella attuale permetterebbe persino alle piante più delicate di sopravvivere e prosperare.Le foreste ben tenute, come quelle degli Stati Uniti, stanno crescendo (anziché morire) proprio perché la maggior concentrazione di biossido di carbonio sta nutrendo gli alberi. In realtà, il biossido di carbonio, in una scala geologica, è oggi a livelli molto bassi: basti pensare che un miliardo di anni fa era presente nell’aria in quantità diciotto volte superiori alle attuali”.Il punto principale è, però, proprio quello sulle temperature. Caldo è bello, spiega Christopher Walter Monckton, perché il vero pericolo viene dal freddo. Per dimostrarlo cita ancora i dati utilizzati da Al Gore in “Una scomoda verità”: “L’ex vice di Bill Clinton sostiene che nell’estate del 2003 un’anomala ondata di caldo abbia ucciso circa 35 mila persone in tutta Europa. A parte il fatto che, più che il presunto global warming, i fattori che scatenarono quell’improvvisa calura furono semmai l’influenza di El Niño e una attività vulcanica superiore alla media, questa non è affatto la dimostrazione che il caldo sia peggio del freddo, anzi. In linea di massima, il caldo è invece preferibile al gelo: non a caso il maggior numero di forme di vita sulla Terra è presente ai tropici, contrariamente a quanto accade ai poli. Andando a leggere le statistiche, poi, scopriremmo che le temperature rigide dell’inverno che seguì a quell’ondata di caldo causarono la morte, nel solo Regno Unito e non in tutta Europa, di circa 20 mila persone. Di più: l’Ipcc sostiene che circa 150 mila persone muoiano ogni anno in giro per il mondo ‘a causa del global warming’. Ma questo è un dato falsato, dal momento che omette di dire invece quanti sono coloro che non muoiono perché non fa più freddissimo. Si calcola che soltanto negli Stati Uniti siano circa 174 mila le persone che sopravvivono grazie a questo clima più temperato rispetto a quello di qualche anno fa”.
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