venerdì, novembre 30, 2007

Leggende Metropolitane

Caratteristiche
Si tratta di ipotetici fatti normalmente presentati come realmente accaduti, ma attribuiti quasi sempre a qualche altra persona; in Italia un incipit piuttosto comune è "mio cugino mi ha raccontato...", mentre nei paesi di lingua inglese addirittura è stato coniato un acronimo per riferirsi al soggetto o alla fonte di queste storie: FOAF, friend of a friend, "un amico di un mio amico". Non bisogna pensare che le persone che raccontano una leggenda urbana lo facciano in malafede. Talvolta certo la cosa può accadere, ma più spesso si tratta di "vittime" del fenomeno, di agenti passivi che collaborano, involontariamente, alla diffusione della diceria di turno. Spesso le persone che raccontano le leggende sono davvero convinte della veridicità di quanto affermano e questo perché la natura stessa della leggenda urbana consente quasi sempre un margine di credibilità. Inoltre gli argomenti descritti all'interno di questi racconti popolari sono spesso divertenti e curiosi il che incentiva la voglia di diffonderli e raccontarli ai propri conoscenti. Si ricalca dunque in questo modo un meccanismo simile a quello che consente il diffondersi delle barzellette o degli indovinelli.
Le leggende metropolitane sono solitamente verosimili, ma non sono notizie di
cronaca, anche se talvolta (specie nel periodo estivo) sono riferite dai giornali, sempre però in modo piuttosto generico, senza riportare - come fa una vera cronaca - il nome del protagonista e del testimone, il tempo e il luogo precisi in cui i fatti sono avvenuti.
Queste leggende moderne, nate o diffuse nelle
città, dimostrerebbero che anche l'uomo d'oggi lavora con la fantasia su aspetti della realtà che lo circonda, che gli fa inventare e raccontare fatti che, spacciati per veri e creduti tali, anche se spesso privi degli elementi fantastici e meravigliosi presenti nelle leggende popolari, soddisfano il bisogno universale di storie e rafforzano l'appartenenza ad un certo ambiente.
Si tratta a volte di leggende più antiche adattate e modernizzate. Le leggende urbane possono anche diventare uno strumento di discriminazione, quando attribuiscono, a questo o quel gruppo etnico, religioso o d'altro tipo, dei fatti o dei comportamenti inesistenti. Tipico esempio di quest'ultimo modo di intendere la leggenda metropolitana è la diceria secondo la quale i
Rom utilizzerebbero un particolare codice per stabilire quali case derubare e quali no.
Esempi

Secondo un sondaggio effettuato negli Stati Uniti, la leggenda metropolitana più diffusa è quella del ragazzo che va in discoteca ed incontra una bellissima donna sconosciuta. Passa con lei una notte di sesso; al mattino seguente non la vede a letto: prova a cercarla in bagno, e sullo specchio nota la scritta "Benvenuto nel mondo dell'AIDS", tracciata col rossetto [1].
Tra gli esempi classici di leggenda metropolitana, ripresi spesso nei media, vi sono il cagnolino messicano (un animaletto apparentemente innocuo trovato durante un viaggio all'estero, che una volta portato a casa si scopre essere un topo di fogna
[2]) o l'autostoppista fantasma (una misteriosa donna che, presa a bordo, scompare nel nulla dopo avere avvisato l'autista di un pericolo, proprio nel punto si scopre poi essere morta per un incidente; in una variante invece chiede di essere riaccompagnata a casa e guida l'autista fino al cimitero [3]).
Un'altra leggenda urbana piuttosto diffusa, con diverse varianti, è quella che narra di un'ipotetica mossa segreta, appartenente al repertorio di una non precisata
arte marziale, la quale sarebbe in grado causare una morte "ritardata" (dopo alcuni passi o addirittura dopo alcuni giorni) a coloro che ne siano vittime. Nel cartone animato giapponese Ken il guerriero, il protagonista fa spesso uso di tale "tecnica"; nel film Kill Bill viene chiamata tecnica dell'esplosione del cuore con cinque colpi delle dita.
Agghiacciante in merito al contenuto è quella leggenda, diffusa soprattutto in
Nord Italia, per la quale un pazzo si aggirerebbe d'estate per i parchi acquatici applicando, lungo gli scivoli delle piscine, alcune affilatissime lame da rasoio al fine di provocare dei tagli profondi e dolorosissimi alla schiena degli ignari natanti [4].
Un'altra leggenda è quella secondo la quale i gestori delle piscine scioglierebbero nell'acqua dei reagenti chimici che a contatto con l'urina si colorano di rosso, individuando così il "colpevole". In realtà il fenomeno dell'"acqua rossa" si può verificare, anche nei rubinetti di casa, a causa delle vecchie tubazioni, nelle quali si formano depositi di ferro e calcio che sono poi trasportati dall’acqua corrente.[
citazione necessaria]
Un'altra leggenda molto diffusa nel mondo riguarda i
coccodrilli nelle fogne (in particolare in quelle di New York), è vero che ogni anno questi animali vengano prima comprati poi liberati o abbandonati, anche da piccoli, ma è altamente improbabile che riescano a sopravvivere nelle fogne [5].
Diffusissimo in tutte le aree agricole e montane di Italia centro-settentrionale, Svizzera e Francia è il racconto del
lancio di vipere da elicotteri da parte di vari soggetti quali forestale, verdi o addirittura case farmaceutiche. [6]
In alcuni casi invece, come spesso avviene per la
mitologia, vi sono leggende metropolitane che poggiano su fatti autentici. Un esempio, sempre in Italia, sono le voci che circondano il piccolo borgo di Consonno, una frazione di Olginate in provincia di Lecco, la cui popolazione è emigrata fino a trasformarlo in una vera e propria città fantasma. Le cause di questo abbandono derivano principalmente da una fallita speculazione edilizia. Le strutture deserte, ancora visibili e visitabili, continuano però ad esercitare un certo fascino e spesso vi sono giovani che, per lo più di notte, si recano a esplorarle. Di qui sono nate innumerevoli versioni sul tracollo demografico subito dal paese: alcune sostengono che la scarsa raggiungibilità del posto avrebbe spinto gli abitanti a scegliere luoghi più a contatto con il mondo, altri parlano del misterioso crollo di un ponte che univa il borgo alla strada principale della valle. A queste si sono aggiunte le immancabili dicerie di stampo metafisico e soprannaturale (fantasmi, demoni, anime dannate e così via).
Nella musica

La canzone di Elio e le storie tese Mio cuggino è un compendio delle leggende metropolitane più famose, riferite secondo il tipico incipit "mi ha detto mio cuggino che..." (con la voce narrante di Aldo Baglio).
Una leggenda molto diffusa nel mondo della musica, in questo caso probabilmente alimentata da un'operazione di
marketing, conosciuta anche con la sigla PID (Paul Is Dead), riguarda Paul McCartney: il bassista dei Beatles sarebbe morto in un incidente stradale nel 1966 e sostituito da un sosia. All'inverso, soprattutto negli Stati Uniti, c'è chi crede che Elvis Presley sia ancora vivo.
Altre leggende riguardano famose canzoni che, ascoltate al contrario conterrebbero messaggi subliminali. Una delle più famose accuse fu quella fatta al gruppo inglese
Led Zeppelin che, secondo varie voci, ascoltata al contrario la canzone Stairway to Heaven (una delle loro più celebri canzoni) diventerebbe un inno a Satana.
Come non citare le innumerevoli voci che periodicamente circolano sull'imminente morte di Vasco Rossi.....
Nel cinema

Mosse di arti marziali che causano la morte "ritardata" di una persona sono uno dei temi centrali dell'anime Ken il guerriero, ma sono comuni anche alla tradizione dei B-movie di arti marziali (da cui probabilmente la leggenda metropolitana deriva). Quentin Tarantino ha ripreso questa idea nel suo film Kill Bill 2. Una delle più diffuse leggende fiorite sulla morte di Bruce Lee, risalente ad almeno la fine degli anni '80, vuole proprio la più famosa star dei film di arti marziali vittima di uno di questi letali colpi leggendari.
il film
Candyman (USA, 1992), diretto da Bernard Rose, si ispira ad un racconto di Clive Barker e narra di una studiosa di leggende urbane che si imbatte per caso in un essere (Candyman, appunto) terribile, simile ad un fantasma con un grande uncino al posto di una mano, che la utilizza come spettatore inerme dei suoi efferati delitti. Il personaggio di Candyman sembra ispirata dalla "storia dell'uncino", molto diffusa negli USA: due fidanzati sfuggono fortunosamente all'assalto di un maniaco omicida con un uncino al posto della mano e, giunti a casa, trovano l'uncino incastrato nella portiera della macchina. Questa storia è talmente celebre che è stata utilizzata anche da Stephen King come titolo di un capitolo del suo saggio sull'horror Danze Macabre, dedicato appunto al racconto dell'orrore nella sua forma più basica: il racconto davanti al fuoco, da cui si passa facilmente alla leggenda urbana.
Il film
Leggende metropolitane (USA, 1998), diretto da Jamie Blanks e che vede la partecipazione di Joshua Jackson (uno dei protagonisti della serie tv statunitense Dawson's Creek), narra di leggende urbane famose in tutto il mondo. Questa pellicola ha il pregio di riassumere in un'ora e mezza le principali leggende urbane passate alla fama mondiale. Da "la banda dei fari" al "cagnolino nel forno a microonde", senza dimenticare la celeberrima "baby sitter assassinata", il film mette in rassegna i grandi classici della categoria "panzane" inserendoli all'interno della propria trama. Sono stati realizzati due seguiti, di pregio ancora inferiore al primo, nel 2001 e nel 2004.
Il film
The Ring (USA, 2003) di Gore Verbinski con Naomi Watts e Brian Cox è anch'esso ispirato a una leggenda metropolitana. In questo caso la bufala parla di una misteriosa videocassetta la quale circola, per cause ignote, nelle case private: chiunque la vede dovrebbe ricevere una telefonata che lo avvisa della propria morte nel giro di una settimana. Il lungometraggio in questione è peraltro il remake di un film giapponese, del 1998, che ebbe notevole successo in patria, ma scarsa diffusione nel resto del mondo.
Il film
Tre scapoli e un bebè (USA, 1987) diretto da Leonard Nimoy, divenne celebre alcuni anni dopo l'uscita nei cinema per una leggenda metropolitana che ancora oggi continua a circolare. Durante il film appare l'immagine di quello che sembra un bambino nascosto dietro una tenda, il quale non ha nulla che vedere con la trama. La leggenda narra di un bambino uccisosi accidentalmente col fucile del padre proprio nell'appartamento dove fu girato il film. La voce ha numerose varianti: secondo alcune la madre, scoprendo il figlio nel film, ebbe un malore o addirittura diventò folle. L'immagine è effettivamente visibile, ma sembra in realtà trattarsi di una semplice sagoma di cartone dell'attore Ted Danson dimenticata sul set, tanto più che gli interni del film furono girati in studi cinematografici e nessuna vera casa fu affittata.[8]
Ultima ma grandissima leggenda metropolitana è quella riguardante il criceto che si sarebbe infilato nel culo Richard Gere per poi andare al pronto soccorso..... IMBATTIBILE

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